«Io governo, Tettamanzi è pastore di anime»

Tuttavia il sindaco, che pur condivide il messaggio morale, puntualizza che il dovere dell’amministratore è un altro. In modo soft, la Moratti non manca di replicare alle parole del cardinale: «Credo che debbano essere tenute separate - precisa a margine dell’inaugurazione di una nuova struttura di accoglienza per bambini disabili - le responsabilità di chi amministra e di chi si occupa in maniera pastorale della spiritualità e della cura delle anime». Il cardinale aveva spronato all’accoglienza degli stranieri e, d’altro canto, aveva invitato gli immigrati a «non far germogliare l’illegalità nelle loro comunità».
Già il vicesindaco Riccardo De Corato aveva risposto all’appello del cardinale, puntualizzando che una cosa è l’accoglienza, un’altra cosa è la tolleranza della clandestinità. «Milano - sono state le parole di De Corato - non può accogliere chi entra in città clandestinamente. E nemmeno chi vive di reati e spaccio, provoca liti in strada, si macchia di violenze sessuali o si cela dietro molteplici alias per sfuggire alle maglie della giustizia e ostacolare i rimpatri».
Tettamanzi insiste su un concetto di condivisione, convivenza e fratellanza: «Tutti siamo parte della comunità civile: siamo ormai cittadini di questa nazione, siamo membri di questo popolo, il popolo italiano. Sì, fratelli e sorelle migranti: la vostra terra è qui, la vostra famiglia è qui. Dobbiamo prendere coscienza sempre più limpida e forte dei diritti e dei doveri di questa nuova cittadinanza».

Ad appoggiare il discorso di Tettamanzi (e a portare l’acqua al suo mulino) è Filippo Penati (Pd), vice presidente del Consiglio regionale: «Ha ragione Tettamanzi quando dice che non bisogna speculare sugli stranieri. Ogni volta che c’è una campagna elettorale, si tirano in ballo i rom».

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