Irak, granate e colpi di mitra Più di 50 morti al mercato

Il New York Times rivela: adesso molti sunniti vogliono che le truppe Usa restino nel Paese

Marta Ottaviani

In Irak ormai c’è posto solo per la morte e gli scambi di accuse. Ieri in un mercato di Mahmoudiya, 30 chilometri a sud di Bagdad, 56 persone sono state uccise in seguito a un attacco di terroristi. Per la tv sciita «al Forat» le vittime sarebbero 72. Secondo la ricostruzione della polizia, ieri mattina alle 9, ora locale, un gruppo di uomini armati ha prima ucciso 3 soldati iracheni a un posto di controllo, successivamente ha lanciato diverse granate sul mercato di Mahmoudiya e ha sparato con armi automatiche contro la folla presente al mercato.
Incerta l’etnia delle vittime. Mahmoudiya, infatti, si trova nel cosiddetto «triangolo della morte» e in passato è stata teatro di feroci scontri fra le comunità sciita e sunnita. E c’è chi pensa che sono stati proprio gli sciiti a organizzare l’attentato contro la minoranza che sotto Saddam Hussein comandava il Paese.
Il sindanco di Mahmoudiya ha reso noto che gli uomini armati che hanno compiuto l’attacco provenivano da un quartiere sciita. Versione che, per il momento, non trova conferma da parte dell’esercito americano, che si è limitato a definire «terroristi» gli autori dell’attentato.
Supposizione che ha fatto trasalire la rappresentanza sciita in Parlamento. La maggior parte delle vittime, infatti, potrebbe essere proprio di etnia sciita e le esternazioni del sindaco di Mahmoudiya sono piaciute poco. Bahaa Al Araji, deputato del blocco Al Sadr, ha spiegato che gran parte delle vittime partecipavano a un corteo funebre che doveva concludersi nella città sciita di Najaf. Al Araji ha quindi accusato apertamente i baathisti e gli ex esponenti del deposto regime di Saddam Hussein di aver progettato l’attacco. Per questo ieri i parlamentari dei partiti sciiti hanno abbandonato l’assemblea in segno di protesta, a sottolineare che, se il Paese è spaccato, nel suo Parlamento non va certo meglio.
«Dobbiamo interrogare il governo su quanto è accaduto, considerato che non sta facendo nulla per impedire il massacro del popolo iracheno» ha detto il deputato sciita Falah Shinshil mentra lasciava l’aula.
E se gli sciiti protestano i sunniti hanno paura. Così tanta che stanno cominciando persino a cambiare idea. Secondo il New York Times, infatti, sono molti i sunniti un tempo contrari alla presenza americana che oggi si dicono bisognosi delle truppe Usa per proteggersi dalle milizie sciite e dalle forze governative, dove sono proprio gli sciiti ad avere la preminenza.

Il quotidiano americano mette questo cambio di orientamenti in diretta relazione con l’aumento della violenza che sta facendo precipitare il Paese nella guerra civile. I sunniti adesso considererebbero gli americani anche «come baluardo contro un’azione iraniana in Irak».

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