Irregolari, 20mila in più solo nel 2005

L’Ismu: «In Lombardia immigrati raddoppiati in quattro anni»

Ventimila in più rispetto a due anni fa, settantamila dei quali concentrati proprio nell’hinterland milanese. Sono gli immigrati irregolari censiti attraverso l’ultimo rapporto sull’immigrazione in Lombardia realizzato dall’Osservatorio Regionale per la multietnicità presentato ieri mattina all’auditorium Gaber del Pirellone. Un rapporto giunto ormai alla sua quinta edizione e realizzato in collaborazione con la Fondazione Ismu e, appunto, la Regione Lombardia.Secondo il rapporto 2005, nell’arco dell’ultimo quinquennio il numero degli immigrati in Lombardia è praticamente raddoppiata: si è passati dalle presenze comprese fra 405mila e 435mila del gennaio 2001 ad una forbice più ampia, compresa tra le 776mila e le 813mila unità, pari ad una crescita quantificabile in un 22,6 per cento rispetto allo scorso anno. Milano, con 325mila, e Brescia, con 128mila, sono le città che superano oggi le 100mila presenze.
Quello marocchino, con 94mila presenze, e quello albanese, con 87mila, sono i due gruppi nazionali più numerosi, ma crescono quello romeno (66mila), egiziano (52mila), filippino (41mila), cinese (40mila), ecuadoriano (37mila) e peruviano (34mila). Seguono Senegal, Ucraina e India. Se gli arrivi proseguiranno con questo ritmo, secondo l’Osservatorio si assisterà ad un ulteriore raddoppio entro il prossimo triennio.
Il dato più significativo riguarda comunque la presenza degli irregolari, cresciuta notevolmente rispetto al 2004, con i soggetti privi di un permesso di soggiorno valido particolarmente accentrati in provincia di Milano (60-70mila), così come nella bergamasca e nel bresciano (quasi 13mila unità in ciascuno dei due comprensori). «Ad un contesto maturo e ormai saturo come Milano - si legge nel rapporto - preferiscono altre aree considerate fino a qualche anno fa periferiche o micro-infraprovinciale, oppure particolari contesti produttivi/riproduttivi come Brescia o Mantova dove la presenza straniera ha raggiunto valori significativi».
Alla luce di questi risultati, il governatore Roberto Formigoni è tornato a rivendicare un maggior ruolo regionale nelle politiche migratorie: «Sarebbe bene - ha detto Formigoni - che la definizione delle quote degli ingressi degli immigrati fosse lasciata alle Regioni. L’indagine ci dice che l’integrazione non è solo un problema di anzianità di presenza in Italia ma anche di cultura: i più integrati sono gli stranieri di religione cristiana praticanti e quelli di religione musulmana non praticanti. Ciò significa che per realizzare dei seri percorsi di integrazione c’è un lavoro serio da fare sul livello dell’educazione, cominciando dalla scuola».


Per far fronte a questi problemi, l’assessore al Welfare Abelli ha ricordato che la Regione stanzia ogni anno 7 milioni di euro. «Il disporre ogni anno di questi dati - ha aggiunto - ci consente di organizzare al meglio la programmazione regionale».

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