Pamela DellOrto
Gli italiani danno i voti ai media. E la pagella non è delle più confortanti: il 61% ritiene linformazione poco credibile, il 59 non sufficientemente libera e il 50 di scarsa qualità. E se la tivù è promossa a pieni voti quando tratta scienza e storia, i periodici di settore e i giornali radio con la sufficienza, i quotidiani sfiorano appena il sei e i periodici di attualità sono bocciati.
Il sondaggio, condotto dal Pms, con Ambrosetti e Ipsos, è stato illustrato ieri nel corso della prima giornata del Summit Internazionale della Comunicazione. La prova che linformazione sia percepita dagli italiani come poco credibile? «Il risultato del referendum sulla legge 40», come spiega il direttore de Il Giornale Maurizio Belpietro, presente ieri al dibattito. «La maggior parte della stampa si è schierata dalla parte del sì e la maggior parte degli elettori si è astenuta: significa che non cè collegamento fra il Paese reale e il Paese rappresentato dai media».
Gli italiani vorrebbero poi giornalisti più indipendenti e competenti. Daccordo Belpietro: «I giornalisti sono tuttologi. Scrivono di quello che non sanno. E si vede». E Gianni Locatelli, vicepresidente di Editori per la Finanza: «Non hanno voglia di approfondire. Devono specializzarsi».
Se i media italiani non sono credibili, è però soprattutto perché gli editori non sono «puri». A controllare gli organi di informazione sono per lo più industriali. Secondo Patrizio Surace, fondatore di Pms, «abbiamo la percentuale più bassa (il 42%) di editori puri dEuropa. E questo non aiuta ad avere un sistema indipendente».
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