Tutto cambia. Anche il bar Gino non è più quello di una volta, è sempre al civico 50 del Giambellino ma oggi ha un altro nome, si chiama «Bar Masuri». Il locale che nel 61 ispirò «La ballata del Cerutti» di Giorgio Gaber è circondato da phone center, negozi di kebab, supermarket indiani, macellerie islamiche. «Il quartiere raccontato da mio marito nelle sue canzoni è cambiato, e non è cambiato in meglio» racconta Ombretta Colli, senatrice del Pdl ma anche ex assessore alle Periferie della giunta Moratti. «Prima cera una fila di osterie, adesso negozi di kebab». Non la sconvolge il pensiero che un pezzo della memoria storica del quartiere, gli otto caseggiati dellAler dieci civici più avanti dellex Bar Gino possano essere demoliti. Anzi. «Che tradizione rappresentano dei casermoni così brutti e degradati, si può tenere un simbolo-ricordo, una targa quasi a ringraziare la gente che ha vissuto in quelle condizioni, ma direi che è più che sufficiente. Se si può migliorare la vita delle famiglie ben venga, demolire e ricostruire è la strada giusta».
Ombretta Colli ricorda gli anni in cui quei palazzoni sono stati costruiti, «cera la necessità di dare in fretta delle case allimmigrazione degli italiani dal sud, sono state costruite delle caserme e fatte male». Anzi, vien da chiedersi, «fare un palazzo brutto o bello costa uguale, casomai lì hanno usato materiali scadenti che hanno avuto gli effetti che conosciamo. Ma andando a rifare perché non pensare a quelle piccole cose, dal giardinetto alla fontana, che possono fare anche di un case di edilizia popolare un quartiere vivibile».
Gaber frequentava la zona negli anni Sessanta, e cantava «ho fatto una ballata per uno che sta a Milano al Giambellino, il suo nome era Cerutti Gino ma lo chiamavano drago, gli amici al bar del Giambellino dicevan che era un mago». La Colli ricorda anche laltra famosa «Trani a gogo», sempre dedicata al quartiere.
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