Rudyard Kipling è stato ucciso due volte: la prima volta da Walt Disney, la seconda da Julian Assange. Disney ha ridotto Il libro della giungla, romanzo epico, violento, prepotente, a una barzelletta comica, con Mowgli, lultimo eroe tutto dun pezzo dai tempi di Achille, relegato a ragazzino rachitico e vagamente deficiente. Daltra parte, se Assange fosse stato operativo alla fine dellOttocento avrebbe impedito la scrittura di Kim, il secondo libro più importante di Kipling, che si regge sul filo del Grande Gioco, tra dispacci segreti, spionaggio dilagante e pirati assortiti, nella mefistofelica ed esoterica lotta tra lOrso (Mamma Russia) e il Leone (il rigurgitante ruggito di Sua Maestà Gran Bretagna) in terra indiana.
Hanno tentato di far fuori Kipling. Ci ha dato dentro George Orwell, accusando «Ruddy» di vile imperialismo (benché restasse uno dei suoi «autori preferiti da ragazzo»), pur incapace di scrivere bene quanto lui. Hanno ridotto Kipling e «la sua voce di rauca sirena, piena di misteri, dinfinità, di fioriture» (Henry James) a lettura inferiore e infima, a letteratura per grufolanti ragazzini, mentre Emilio Cecchi, nel 10, vedeva in lui un «connubio di pietà antica e nervosità moderna» che gli suggeriva, per analogia, la forza tremenda e tellurica dei tragici greci.
Ma Kipling è uno dei grandissimi scrittori del secolo scorso. Geniale perché ha scritto come se gli adulti possedessero la violenza estetica dei bambini, come se i bambini fossero i soli sapienti. Pare che fosse un narratore prodigioso: attorniato da figli e occasionali nipoti, accogliendo i loro speciali suggerimenti letterari, raccontava «con uninimitabile cadenza, unenfasi tutta particolare su certe parole, unesagerazione volutamente posta su talune frasi», come dice Ottavio Fatica, suo esegeta per Adelphi. Maestro assoluto del racconto (da una costola di Kipling deriva il grande narratore uruguagio Horacio Quiroga; perfino Orwell dovette riconoscere la propria inferiorità estetica di fronte a Bee, bee pecora nera), «Ruddy» sfiora vertici sublimi quando scrive per i bimbi, rigorosamente trattati come orde di piccoli Mowgli.
Le Storie proprio così, riproposte in gradevole edizione natalizia da Donzelli (nuova traduzione di Bianca Lazzaro, pagg. 338, euro 24), «offrono una miscela di domestico e di remoto grata al bimbo; cè il divertimento dei piccini di fronte a qualcosa di misterioso, unito al divertimento che a loro volta i grandi provano a inventare assurdità per i bambini» (ancora Fatica; del quale continuo a preferire la traduzione). In effetti, si tratta di storie mitiche, fin dai titoli, a esempio Come mai il cammello si ritrova quella gobba oppure Lorigine degli Armadilli. In fondo, lingenuità tentata da Kipling è quella dello sguardo del primo uomo di fronte alla meraviglia e al terrore del creato.
Pur con marchingegni liberty e vagamente preraffaelliti (la letteratura per linfanzia nasce proprio in Inghilterra), il mondo di Kipling è autentico perché non ignora la questione ineludibile del dolore, anzi, sempre e comunque «luomo è in guerra con ciò che lo circonda in un mondo che lo ignora, ma quel mondo stesso è privo di un intrinseco ordine: il caos e lanarchia costituiscono la sua effettiva condizione morale» (Alan Sandison, dalledizione Mondadori di Kim). Non secondaria la data di pubblicazione di queste storie: è il 1902, vivono ancora della fertile atmosfera creativa di Kim (pubblicato lanno prima) e dei Libri della Giungla (editi nel 1894-95). Sono cioè gli anni, rarissimi, in cui Kipling, come ricorda nellautobiografia Qualcosa di me, era morso dal proprio personale e arrembante Demone «e notate bene: quando il Demone è al comando, non azzardatevi a pensare razionalmente. Lasciatevi trascinare dalla corrente, aspettate e obbedite». Tra le storie più belle, Come fu scritta la prima lettera e Come è stato composto lalfabeto, che sono un burlesco trattato di linguistica: le lettere nascono da disegni creati lì per lì dal babbo primordiale con la sua arguta figliola, la prima lettera è stata incisa per sbaglio dalla monella Taffy, «Personcina-senza-creanza-che-andrebbe-sculacciata».
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