L’accordo dei chimici su busta paga e tutele «europee»

Venerdì 19 si è firmato il contratto tra Federchimica, Farmindustria e i sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil. Senza scioperi e prima della scadenza «naturale». Rilevanti le innovazioni come l’abolizione degli scatti di anzianità: l’operazione non ha precedenti nella contrattazione collettiva settoriale, rende più «europea» la busta paga e mette con i piedi per terra la discussione su come rendere «il merito» centrale nell’organizzazione del sistema produttivo. Centrali gli aumenti salariali, parametrati su quelli definiti dagli accordi nazionali (da cui si sottrasse la Cgil nazionale)e attenti che vengono incontro alla piccola e media impresa che grazie a premi variabili userà l’impostazione fiscale di sostegno alla produttività. Significative inoltre le parti del contratto che consolidano enti bilaterali in materia di occupazione, formazione, previdenza, sicurezza, salute e ambiente. In questo contesto si lancia un Fondo aziendale per il sostegno del reddito in casi di crisi e ristrutturazione e si incrementa Welfarma, ente bilaterale per il reinserimento dei lavoratori nelle fasi «difficili».
L’intesa dei chimici si collega ad altri importanti accordi siglati negli ultimi mesi. A partire da quello tra imprese metalmeccaniche e Fim-Cisl e Uilm. Anche in questo accordo, non siglato da Fiom-Cgil, si sperimentano nuove forme di sostegno all’occupazione con fondi gestiti bilateralmente da organizzazioni degli imprenditori e sindacati. Innovativo pure il contratto per le Telecomunicazioni, che prevede anche conferenze tra management aziendali e quadri sindacali per definire lo sviluppo del comparto.
Insomma, tessera dopo tessera si definisce un sistema di relazioni disegnato sia sulle esigenze di aumento della produttività dell’industria (collegato ai redditi dei lavoratori) sia su uno Stato sociale che in campi decisivi (occupazione, assistenza, risparmio, integrazione della sanità) funziona non più solo con delega (costosa) allo Stato ma grazie a enti bilaterali imprese-lavoratori. Le posizioni di Maurizio Sacconi e di Giulio Tremonti su uno Stato sociale costruito sulla società italiana e non su schemi astratti, e su un fisco che sostiene questo obiettivo, trovano in questi accordi sindacali le gambe per camminare. Questo processo spiega perché il clima sociale è oggi così positivo su tutto il territorio, perché gli estremisti della Fiom-Cgil non trovano sponde per le proteste, perché Guglielmo Epifani si aggira come un fantasma incapace di proposte concrete. Questo nuovo clima non nasce per caso.

Bensì perché Emma Marcegaglia ha avuto il coraggio di fare un accordo separato dalla Cgil, con innanzi tutto Cisl e Uil, sulla contrattazione nazionale, così da spingere il mondo del lavoro e delle imprese a fare il proprio mestiere «sindacale», invece d’immergersi nei giochetti politicisti subordinati alla Cgil tipici della precedente gestione confindustriale.

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