Roma«Fa schifo». Come se fosse una mosca nella minestra, il nuovo governo Monti si guadagna questo giudizio tranchant da parte di Umberto Bossi. Il leader del Carroccio ieri a Gerenzano, nel Varesotto, ha partecipato a una cerimonia al termine della quale si è un po lasciato andare davanti ai taccuini dei giornalisti.
La versione di Umberto a proposito del mese che ha portato dal governo del Cavaliere a quello del Professore è questa: «Sapete che Berlusconi ha dovuto dimettersi perché gli hanno ricattato le imprese. Le sue imprese sono crollate in borsa del 12 per cento in una giornata ed era un evidente segno di ricatto. Cero anche io quando i suoi dirigenti gli hanno detto: Silvio, qui ci distruggono le imprese, vai a dimetterti». Un plot avvincente, che però ore dopo viene smentito dallo staff dellex premier: «Le dimissioni del presidente Berlusconi da Palazzo Chigi sono state motivate dal senso di responsabilità e dal senso dello Stato, nellinteresse esclusivo del Paese. Chi ha seguito le vicende di quei giorni sa bene che non esiste nessuna altra motivazione».
Quale sia la verità, il Senatùr tiene ancora il broncio a Berlusconi. «No, non ci siamo sentiti», garantisce. E: «È troppo presto», dice a proposito di un possibile incontro. E infine: «Dipende da che cosa accadrà in aula», sul futuro della loro amicizia. «Se quando verranno gli attacchi al governo - spiega Bossi - Berlusconi si troverà dalla parte della Lega è un conto. Se si troverà dalla parte del governo contro la Lega rischiamo».
Di una cosa Umberto è sicuro: al voto si andrà prima del 2013, perché lesecutivo Monti non arriverà alla fine della legislatura: fa, per lappunto «schifo», è composto da «improvvisati», guidato da «un capocordata che le montagne le ha viste solo in cartolina». Bossi ha detto di aspettarsi un programma di «lacrime e sangue» e ha confermato lintenzione della Lega di opporsi duramente a «qualsiasi intervento sulle pensioni».
Bossi ha anche anticipato lordine del giorno della prossima riunione del Parlamento padano, convocata per il 4 dicembre. Si parlerà «di come la Padania, non potendo più mantenere lItalia, debba trovare la via per la sua libertà».
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