L’emergenza fa riscoprire i portinai e la solidarietà

(...) Non mancavano i temerari, sotto le arcate della Scala, pulite perché coperte, impavidi gruppi di giapponesi marciavano come in plotone, uno è precipitato al suolo perché anche nei dintorni del più famoso teatro d'opera del mondo, i marciapiedi erano un pericolo mortale. Ecco la ragazza sicura di sé, stivali, come è d'obbligo, senza gomma dai tacchi elevatissimi, procedeva con borsa colossale e baldanza da alpinista, giovane, scattante; niente da fare, anche lei a terra, dinoccolata, pur abituata a palestre e fitness, subito tutti intorno a lei, bellina, per sollevarla.
Sul fondo si intravedeva il fantasma del primo tram in una buona mezz'ora, sospiri di sollievo fra i pupazzi di ghiaccio in attesa. Un giovane ci suggerisce: «Stia attento signore questo è ghiaccio puro e anche gli ospedali sono già pieni, passi da un'altra parte. Altro che militari in arrivo». Più in là, procedendo tentoni, nei punti ripuliti dalle amorose portinaie, ci si imbatteva nel mucchio di neve che gli spalatori comunali avevano appena ammucchiato ma non livellato: «Guardi che si rompe una gamba - urla un uomo sui cinquanta - sono come montagnette pericolose: certo ai politici non interessa, loro hanno autista, macchina blu, loro non si occupano di noi cittadini qualunque».


Per raggiungere la libreria «Feltrinelli», un'oasi di pulizia per cinque metri, eccoci scivolati anche noi a terra, sono per lo meno sei o sette le persone intorno: «Si è fatto male?». Cercano di alzarmi, poi visto che non è successo per fortuna niente, se ne vanno soddisfatti per l'ausilio immediato, mormorando: «Meno male che a Milano abbiamo dei portieri che ci hanno salvato la pelle».

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