L’INTERVISTA CLAUDIO

Roma Caro Baglioni, in questo tour lei canta canzoni inedite che usciranno solo a ottobre sul cd «QPGA».
«I musicisti anglosassoni lo fanno spesso, noi no ed è strano, visto che si tratta pur sempre di musica popolare. È un modo di curare la solitudine della composizione e verificare cosa ne pensa il pubblico».
È un doppio cd con oltre quaranta canzoni, tutte quelle di «Questo piccolo grande amore» più i brani allora esclusi, quelli ritrovati e temi di canzoni nuove.
«In realtà nel 1972 rimase solo un quarto di ciò che avevo composto perché ero praticamente un esordiente e la casa discografica preferì far così».
E lei accettò?
«Certo, avrei fatto qualsiasi cosa per farlo uscire, quel disco».
E adesso?
«Ho recuperato quasi tutto e chiamato tanti ospiti. Sul cd hanno suonato Allevi, Marcotulli, Rava, Bollani, Fresu, Bosso e Di Battista. Ma nel complesso ci sono oltre una cinquantina di interventi di altri cantanti e attori. In totale poco meno di due ore di musica».
E i testi?
«Sono stato tentato di riscriverli. Ma ho solo aggiunto qualcosina. Ho già passato quella forma di disperazione alla Bob Dylan, che cambia tutte le sue vecchie canzoni. E sono guarito».
Però questo disco sembra una seduta di autoanalisi.
«No, non c’è nulla di nevrotico».
Lei comunque è inarrestabile. Il 20 sarà al concerto dell’Olimpico pro terremotati.
«E l’altro giorno sono andato a visitare le zone danneggiate. Molto commovente: ho incontrato persino Bettina, una signora di 97 anni che ho anche invitato a ballare».
Oggi la musica passa dai talent show in tv.
«All’inizio ero sospettoso, ma i concorrenti sono veramente bravi.

In mancanza d’altro, meno male che c’è la televisione a dare una mano alla musica».
Ma dicono che la danneggi, altro che.
«Che la tv abbia una lente deformante, lo sappiamo dai tempi di Karl Popper e ormai dovremmo esserci abituati».

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