L’INTERVISTA TULLIO GRITTI

«La forza del Genoa sta in questo grande gruppo». Tullio Gritti, bomber degli anni 80 di Brescia, Torino e Verona, è al suo quarto anno al Grifone. Durante la settimana lavora con il gruppo a Pegli, mentre nel week-end va a «studiare», in giro per l'Italia, le prossime avversarie dei rossoblù (domenica scorsa, tanto per dire, era a Udine). Il suo ruolo è quello di collaboratore tecnico di Gian Piero Gasperini ma più concretamente è uno degli ingranaggi fondamentali che fanno funzionare il giocattolo Genoa. In questa intervista, concessa a ilsussidiario.net, svela segreti e caratteristiche che stanno lanciando i rossoblu nell'Olimpo del calcio nazionale.
Come è nato il rapporto con il Genoa?
«Fui chiamato 4 anni fa dopo la retrocessione in C1. Il rapporto durò anche con l'arrivo di Gasperini».
Come si articola il suo lavoro?
«Sono una sorta di terzo allenatore, dopo Caneo. Lavoro in uno staff che comprende l'allenatore in seconda, 2 collaboratori tecnici, 2 preparatori atletici, un preparatore dei portieri. Sto tutta la settimana con la squadra e il mister. Lavoro sull'aspetto singolo di un giocatore o di piccoli gruppi».
C'è qualche segreto dietro il successo del Genoa?
«Il primo è l'allenatore. È al terzo anno e ha sempre fatto bene, pur cambiando assetto all'interno della squadra. Ha la dote di saper valorizzare ciò che gli viene dato».
Il Genoa e la Champions. Potrebbe rompersi qualcosa se verrete chiamati a giocare ogni 3 giorni?
«I prossimi due mesi li vivremo con serenità. Nessuno ci mette pressione per centrare l'obiettivo e questo dà tranquillità alla squadra. Nessuno pensa a cosa fare l'anno prossimo in Champions. Noi dobbiamo dare il massimo per competere con Roma e Fiorentina, realtà di oggi».


Le voci sul suo possibile addio di Milito?
«Quello che lui dice sul suo futuro al Genoa lo pensa perché è un ragazzo limpido e semplice. Se no se ne starebbe zitto. I giornali vanno riempiti e le voci sono messe in giro ad arte. Un giorno il suo futuro è all'Inter, un altro alla Juve. Poi Real e Barcellona... In Italia funziona così...».

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