L’ombra del serial killer Su Restivo sospetti per un terzo omicidio

Nessuno è riuscito a incastralo. Però qualcuno gli ha già appioppato il sigillo di «serial killer». Due parole pesantissime che fanno a pugni con la leggerezza dell’unica condanna che, al momento, macchia la fedina penale di Danilo Restivo: una condanna di 2 anni e 8 mesi per «false dichiarazioni al Pm» inflitta dalla Corte di appello di Potenza. Sullo sfondo la tragedia di Elisa Claps, la studentessa di 16 anni il cui cadavere è stato trovato il mese scorso nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità di Potenza. Diciassette anni di ricerche vane («E troppi depistaggi», accusa la famiglia Claps ndr) per scoprire che Elisa non si era mai spostata dalla Santissima Trinità: cioè proprio lo stesso luogo sacro dove la ragazza vide per l’ultima volta Restivo. Inevitabili i sospetti su quest’ultimo, che però (in mancanza di un cadavere) non potè mai essere processato per omicidio. Ma ora il ritrovamento (anch’esso caratterizzato da troppi aspetti oscuri ndr) dei resti di Elisa apre uno scenario nuovo, con la possibilità di procedere nuovamente nei confronti di Restivo che da anni si è trasferito in Inghilterra. Ed è qui che la posizione di Restivo si è ulteriormente aggravata. Il suo nome è finito infatti nel fascicolo giudiziario di un altro delitto: quello della sua vicina di casa, Heather Barnett. Ma non finisce qui. È di ieri infatti la notizia che Restivo potrebbe avere a che fare anche con altri due casi inquietanti: quello dell’omicidio di una ragazza coreana e quello della scomparsa di una giovane, sei anni fa, in Valle d’Aosta.
Jong-ok Shin, «Oki» per gli amici, una studentessa sudcoreana di lingue, fu uccisa con tre coltellate nel giugno 2002 a Bournemouth, nel sud dell’Inghilterra. L’aggressione avvenne a Malmesbury Road Park, nel quartiere di Charminster, poco lontano dalla villetta in cui vive Danilo Restivo. Per l’omicidio della studentessa coreana, al termine di un iter giudiziario molto controverso, nel 2005 fu condannato all’ergastolo Omar Benguit. In un’intervista al Tg5 il suo legale chiede ora «la revisione del processo e l’accertamento di eventuali collegamenti con l’omicidio di Elisa Claps e di Heather Barnett, la dirimpettaia di Danilo Restivo».
Ma ulteriori sospetti contro Restivo vengono anche dall’Italia. Oltre all’inchiesta di Potenza, ora si è riaperta anche l’indagine relativa alla sparizione di Erika Ansermin, scomparsa nel 2003 mentre andava a un pranzo di Pasqua a Courmayeur in Valle d’Aosta. Elisa - sorella di Erika - denuncia le «tante analogie tra la vicenda di Erika e quella di Claps». Ma una differenza c’è ed è anche fondamentale: di Elisa Claps è stato trovato il cadavere, mentre del corpo di Erika non c’è ancora traccia. Ma perché per la sparizione di Erika è stato tirato in ballo Restivo? Sul suo computer sarebbero state trovate foto di Erika e ritagli di giornali riguardanti la sua sparizione. È sufficiente per accampare sospetti su Restivo? Certo, una coincidenza è inquietante: ovunque vada Restivo, ci si ritrova sempre a che fare con casi di donne morte o scomparse. Erika esce di casa salutando la famiglia nella mattinata di Pasqua del 2003, dopo aver riconsegnato alcune videocassette a Saint-Christophe, per raggiungere a Courmayeur il fidanzato, ma non è mai arrivata. La sua auto, una «Fiat Panda» verde è stata trovata ad Avise, a metà percorso, con la sua borsa, il cellulare spento e la giacca.


La Procura di Aosta ha già invitato i carabinieri ad approfondire: «Io non capisco queste nuove richieste - commenta il colonnello Guido Di Vita, comandante dei Carabinieri della Valle d’Aosta - nel 2006 abbiamo effettuato tutti i controlli su un eventuale contatto tra la Ansermin e Restivo e non era emerso nulla».

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