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Tra lacrime e applausi accolta in Italia la salma di Langella

La disperazione della vedova che è stata colta da malore

da Cuneo

«Perché mi hai lasciato?», ha gridato la signora Franca Fabbiano, la giovane vedova del caporalmaggiore Giorgio Langella, quando ha potuto avvicibarsi alla bara del marito. Pochi minuti prima l’Airbus 319 dell’Aeronautica militare, che aveva trasportato la salma dell’alpino caduto in Afghanistan, era atterrato alle 19,50 all’aeroporto Olimpica di Levaldigi, vicino a Cuneo. Sei alpini della Brigata taurinense, commilitoni della vittima, avevano portato a spalla il feretro sulla pista.
Prima di sfilare davanti ai reparti schierati della brigata taurinense, della Croce rossa, dei carabinieri e dell’aeronautica, il cappellano militare, monsignor Ravotti, ha impartito la benedizione. Subito dopo il saluto commosso del ministro della Difesa, Arturo Parisi, che ha posto le mani sulla bara, avvolta nel tricolore. La vedova, sorretta dalla psicologa militare, la sorella Barbara e gli altri familiari hanno seguito il feretro che si muoveva mentre risuonavano le note del Silenzio. La signora Langella ha avuto un malore ed è stata assistita in un’ambulanza parcheggiata nelle vicinanze.
Oltre la rete dello scalo aeroportuale l’applauso di una piccola folla di persone comuni è stata la spontanea testimonianza d’affetto per il militare, l’amico. La salma del caporalmaggiore Langella è stata trasportata a Saluzzo, dove questa mattina si terrà l’autopsia, come disposto dalla Procura di Roma. Alle 15, fino alle 19, l’apertura della camera ardente nella caserma Vian di Cuneo e domani i funerali di Stato nel Duomo alla presenza, quasi certamente, dei presidenti di Camera e Senato e del ministro della Difesa.
«È morto un alpino. È morto tra le montagne dell’Afghanistan.

Custodiremo la sua memoria», ha detto ieri Parisi. In nottata sono tornati in Italia anche i due feriti più gravi dell’attentato che è costato la vita a Lengella, il maresciallo Francesco Cirmi e il caporal maggiore Vincenzo Cardella.

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