Latte materno da donare ai bebè: in Lombardia le prime due banche

Non solo sacche di sangue. In Lombardia nasce la prima banca del latte umano donato. Due le prime sedi, attive da maggio: una nel reparto di neonatologia del Policlinico-Mangiagalli Regina Elena a Milano e un’altra a Varese, all’ospedale del Ponte. I neonati non dovranno più fare a meno del latte naturale e le mamme che non possono produrne non dovranno più ricorrere alle polveri artificiali. Basterà ricorrere al «frigorifero» comune creato in ospedale. In questo modo, grazie al latte materno, i bebè potranno assumere tutti gli anticorpi di cui hanno bisogno e rafforzare il proprio sistema immunitario.
Soprattutto nei casi più delicati o per le nascite dei bambini prematuri, la disponibilità immediata di latte potrebbe risolvere vari problemi in incubatrice.
Per ora si tratta di un progetto pilota, ma in futuro l’iniziativa potrà essere replicata in varie aziende ospedaliere della Lombardia. Le due banche del latte garantiranno il servizio di raccolta, selezione e distribuzione del latte.
A finanziare il piano per le scorte di latte è la Regione Lombardia, che ha stanziato per il primo anno 850mila euro di fondi, appena approvati.
«Si tratta - spiega il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni - di un progetto che comporta evidenti benefici per i neonati, le loro mamme e le loro famiglie». «Con questo provvedimento - aggiunge l’assessore lombardo alla Sanità, Luciano Bresciani - proseguiamo nell’opera di miglioramento della qualità del sistema sanitario lombardo. Questo progetto è particolarmente significativo perché contribuirà a ridurre l’ospedalizzazione e le complicanze per i neonati sani e per quelli prematuri».
Dalla Regione arriva un’altra iniziativa a favore delle mamme. Sono stati stanziati 5 milioni di euro per le madri in difficoltà per servizi innovativi di assistenza sanitaria e psicologica e sostegni materiali ed economici di diverso genere nel periodo della gravidanza e fino a un anno di vita del bambino (18 mesi in totale).
I fondi sono destinati ad associazioni di solidarietà familiare, organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale, cooperative sociali, associazioni femminili, enti privati ed ecclesiastici, oltre che soggetti gestori di consultori familiari, chiamati a proporre e realizzare, con i finanziamenti della Regione, interventi sperimentali e innovativi di «aiuto alla vita».
«In un mondo che ha precarizzato anche la vita - spiega l’assessore lombardo alla Famiglia, Gian Carlo Abelli - noi siamo per dare certezze alla vita stessa. Basti pensare a quanti giovani non nascono perché i giovani non riescono più a progettare a medio periodo. Si provi a riflettere su che cosa significhi per una donna rinunciare a diventare madre».

Immediate le critiche da parte della Cgil lombarda: «Formigoni ha ripreso la politica degli annunci. Questa è sovraesposizione da campagna elettorale». Secondo il consigliere lombardo del Pd, Ardemia Oriani, «il diritto alla maternità delle donne non è ancora riconosciuto».

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