Lavoro

Contratti a termine, tutte le novità previste dal decreto Lavoro

Avviata una sperimentazione per consentire alle parti di decidere le causali laddove non esiste un Contratto collettivo nazionale di lavoro. Il decreto Lavoro rivede le norme del decreto Dignità introducendo una visione innovativa e si concentra anche su cuneo fiscale e assegno di inclusione

Decreto Lavoro, come cambiano i contratti a termine

Il decreto Lavoro approvato dal Consiglio dei ministri il primo maggio si è soffermato sui contratti a termine riservando spazio anche al cuneo fiscale e assegno di inclusione.

Le novità sono da considerare sperimentali fino al 31 dicembre 2024 e rivedono la disciplina introdotta con il decreto Dignità del 2018, che prevedeva una durata naturale di 12 mesi dei contratti di lavoro a termine, prorogabili fino a 24 mesi solo in casi eccezionali (le cosiddette causali) come, per esempio, necessità dell’azienda di sostituire personale o di rispondere a bisogni operativi non prevedibili al momento in cui il contratto è stato concluso.

Contratti a termine, le novità

Il contratto a termine secondo il decreto Lavoro non cambia la sua durata, rimangono invariate la durata naturale di 12 mesi e la possibilità di proroga fino a 24 mesi ma dà alle aziende confini netti all’interno dei quali un’azienda può rinnovare il contratto, purché venga rispettata almeno una di queste tre condizioni:

  • nei casi disciplinati dai Contratti collettivi nazionali di lavoro (Ccnl), territoriali o aziendali avallati da associazioni sindacali nazionali e dalle rappresentazioni sindacali delle aziende stesse,
  • in mancanza di un accordo collettivo e a fronte di necessità organizzative, tecniche o produttive dell’azienda,
  • per la sostituzione di lavoratori.

Le parti, ossia azienda e lavoratori, hanno maggiore autonomia soprattutto laddove non esiste un Ccnl senza doveri di certificazione dei contratti almeno fino alla fine del 2024. Il regime precedente prevedeva infatti che il contratto di lavoro a termine dovesse essere validato presso una sede delle commissioni di certificazione, così come stabilito dal decreto legislativo 276/2003.

Il decreto Lavoro rivede e rende più flessibili le disposizioni previste dal decreto Dignità, molto più rigide e che hanno virato verso una maggiore morbidezza a causa del Covid 19 che, tra le altre cose, ha creato anche un’incertezza generalizzata nel mondo del lavoro.

Il cuneo fiscale e l’assegno di inclusione

Il decreto Lavoro ha introdotto un ulteriore taglio del cuneo fiscale, dando maggiore valore alle buste paga dei lavoratori dipendenti con un reddito inferiore ai 35mila euro annui.

Il Reddito di cittadinanza, definitivamente rottamato, lascerà spazio all’assegno di inclusione a partire dal primo gennaio 2024, guardando ai nuclei famigliari con minori, disabili oppure over 60.

A partire dal settembre del 2023, per gli occupabili è previsto un percorso di attivazione al lavoro fatto di formazione e anche della scelta del servizio civile sostitutivo.

Commenti