Laziogate, il gip nega quattro arresti

Il pm voleva mettere in cella l’ex portavoce di Storace per lo spionaggio alle elezioni regionali

da Milano

Il primo stop ai pm che indagano sul Laziogate arriva dal gip: niente arresti per quattro indagati. Gli inquirenti sostengono che le persone coinvolte abbiano costituito una vera e propria associazione tesa ad inquinare il voto amministrativo del 4 e 5 aprile dello scorso anno per il rinnovo del consiglio regionale del Lazio. Perciò hanno chiesto l’emissione di quattro misure cautelari in carcere per altrettanti indagati. Ma il gip Galileo D’Agostino ha ritenuto di non accogliere, giudicando insufficienti le argomentazioni proposte dal procuratore aggiunto Italo Ormanni e dal sostituto Francesco Ciardi. Tra i destinatari delle misure cautelari, respinte dal gip, c'è anche Nicolò Accame, ex portavoce di Storace e poi al ministero della Salute. I pm capitolini avevano sollecitato l'adozione di misure restrittive rivendicando il pericolo di inquinamento delle prove.
La vicenda è quella che coinvolge, tra gli altri, l’ex ministro della Sanità Francesco Storace. Ipotesi di reato anche per Mirko Maceri, ex direttore tecnico della società Laziomatica, perGaspare Gallo e Pierpaolo Pasqua, detective detenuti dallo scorso 8 marzo.

Nell’inchiesta, ma non per associazione per delinquere, sono indagati anche l’avvocato Romolo Reboa , il vicepresidente del consiglio comunale di Roma Fabio Sabbatani Schiuma e gli ex collaboratori dello staff di Storace, Dario Pettinelli e Nicola Santoro.

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