Letteratura

Le 7 cose (fondamentali), da conoscere per crescere una generazione più consapevole

Una voce giovane, quella di Andrea Nuzzo, che parla ai ragazzi con un libro molto interessante, "7 cose che avrei voluto sapere prima di" (ElectaYoung) che insegna il valore della condivisione e della curiosità

"7 cose che avrei voluto sapere prima di" (ElectaYoung), il libro del giovane imprenditore Andrea Nuzzo che aiuta i giovani ad orientarsi in un mondo sempre più complicato
"7 cose che avrei voluto sapere prima di" (ElectaYoung), il libro del giovane imprenditore Andrea Nuzzo che aiuta i giovani ad orientarsi in un mondo sempre più complicato

Non sempre i social per i giovani sono qualcosa da tenere sotto controllo, c'è una grande parte, quella bella ed istruttiva, che aiuta invece ad averne un uso consapevole. Tra le tanti "voci", proprio quella di un giovane, Andrea Nuzzo, che dal 2015 crea una serie di progetti online di successo e socialmente utili, come il cult meme Sii come Bill. Dopo essere diventato un caso, Andrea decide di affinare le sue competenze con una laurea magistrale in Comunicazione digitale a Pavia. Oggi è un imprenditore e guida un gruppo di ragazzi chiamati Unfluencer per diffondere un utilizzo consapevole del web, ed è uscito con un libro: 7 cose che avrei voluto sapere prima di... (ElectaYoung), che racconta il potere della condivisione vista come raccontare le proprie esperienza per aiutare gli altri e confrontarsi con loro. Nel libro, molto divertente ma soprattutto utile, le 7 cose che avrebbe voluto sapere su 7 argomenti diversi, prima di entrare nella vita adulta. Un “navigatore” semplice e ironico che aiuta a orientarsi in una mappa come quella della crescita con sempre meno punti di riferimento.

Tutto parte dalla curiosità?

"Sì, penso che tutto parta da quella. Non solo nel farsi mille domande su ciò che ci circonda, ma anche sul come collegare aspetti della nostra vita che sembrano apparentemente distinti. Ed è proprio questo il dono più grande che mi ha portato la mia curiosità, l’essere riuscito a collegare i punti del mio, seppur breve, percorso".

Cosa rappresenta per lei il valore della condivisione e quanto è importante?

"Una famosa frase dice 'La felicità è reale solo se condivisa'. Penso che sia vero, ma non riguarda solo la felicità. È importante condividere anche emozioni diverse, magari anche negative, per normalizzarle. Penso che la condivisione sia quasi sempre terapeutica. Il 'quasi' si riferisce a quella online: spesso tendiamo ad esagerare e a condividere un po’ troppo sui social media, che possono essere un’arma a doppio taglio".

Lei a 19 anni è diventato un imprenditore e guida un gruppo di ragazzi 'Unfluencer' (Influencer non convenzionali) per diffondere un utilizzo consapevole del web, un argomento questo di scottante attualità. Qual è l’approccio sbagliato di molti giovani?

"Secondo me il principale problema dei giovani sui social media è che li utilizzano in maniera troppo passiva. Non solo fruiscono quotidianamente contenuti discutibili, ma non si fanno neanche troppe domande su ciò che vedono. Basterebbe un pizzico di spirito critico, che si potrebbe stimolare anche nelle scuole con delle ore di educazione digitale, per migliorare lo scenario a cui siamo abituati. Inoltre, solo una minoranza di loro si rende conto che i social network sono anche uno strumento per migliorare la propria vita e inventarsi il proprio lavoro. Il mondo cambia, e tutti noi dovremmo trovare uno spunto per cambiare, in meglio, insieme a lui".

Come ha scelto le 7 cose che avrebbe voluto sapere, che sono poi i 7 capitoli del suo libro?

"Semplicemente ho ripercorso le poche tappe della mia vita. Pensando quindi a studio, lavoro, viaggi e altre esperienze, mi sono reso conto anche che coincidevano perfettamente con i dubbi che i giovani hanno oggi. Sia della mia età, che più piccoli. Non ci sono più punti di riferimento, e condividendo tutti gli errori che ho fatto spero di poter essere utile anche solo ad uno di loro. Non ho la pretesa di insegnare nulla, ma il desiderio di stimolare la consapevolezza".

Come, secondo lei, il suo libro può aiutare i ragazzi secondo lei?

"Per capirlo mi sono messo nei loro panni. Nel periodo in cui c’è più bisogno di risposte, l’adolescenza, mi sono reso conto che tutti quelli pronte a darle erano lontani, sia anagraficamente che a livello di esperienze, dai richiedenti. “7 cose che avrei voluto sapere prima di…” potrebbe essere anche solo uno spunto per capire meglio ciò che bisogna affrontare crescendo, attraverso la prospettiva di un ragazzo come loro".

Lei è un giovane di successo, cosa la spaventa della sua generazione, e come si può migliorare?

"I giovani d’oggi, che detto così mi fa sentire già vecchio, hanno molti pregi. Sono intraprendenti, svegli, e hanno voglia di cambiare le cose. Ma se dobbiamo parlare di aspetti negativi, ciò che più mi spaventa è l’assenza di consapevolezza. Ho una sorella più piccola e sentendo spesso parlare i suoi coetanei mi rendo conto che c’è sempre più rassegnazione per quanto riguarda il proprio futuro. Essere consapevoli di ciò che abbiamo tra le mani, anche grazie ad internet, darebbe davvero la possibilità di svegliarsi da questo torpore nel quale mi trovavo anche io fino a pochi anni fa".

Secondo lei è la giusta comunicazione o la conoscenza che può cambiare il mondo?

"Secondo me la prima. Sono di parte, essendo laureato in comunicazione, ma la conoscenza senza la giusta comunicazione non è nulla. Tutti noi ci ricordiamo del professore o della professoressa che ci ha fatto odiare la matematica ai tempi della scuola. Eppure, è una materia bellissima e super affascinante che ho imparato ad apprezzare solo recentemente. Questo è un esempio di quando la conoscenza, se non viene comunicata nel modo giusto, ottiene l’effetto opposto allontanandosi dal suo obiettivo".

Una cosa che le piacerebbe sapere e che ancora non ha approfondito?

"Il mondo della psicologia. Mi sono reso conto, proprio grazie alla comunicazione, che mi affascina molto ed è anche estremamente utile per capire gli altri e se stessi. Proprio questa voglia di appronfondirla mi ha spinto ad iscrivermi ad un corso di laurea sull’argomento.

Come se non avessi abbastanza cose da fare, ma per imparare c’è sempre tempo".

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