Si è spenta a Lucca, all’età di novant’anni, Francesca Duranti, autrice tra le più riconoscibili e raffinate della narrativa italiana del secondo Novecento. La sua opera, segnata da un’ironia gentile e da un’inquietudine sottile, ha attraversato quarant’anni di letteratura raccontando la borghesia, la ricerca di sé, il tempo e la nostalgia.
Duranti è stata una scrittrice riservata, ma la sua voce limpida e personale ha lasciato un segno profondo. Nei suoi romanzi convivono misura e passione, eleganza e malinconia: un equilibrio raro, che l’ha resa una delle narratrici più amate e rispettate del suo tempo.
Da Genova al mondo
Nata a Genova il 2 gennaio 1935 con il nome di Maria Francesca Rossi, era figlia del giurista e politico Paolo Rossi, figura di rilievo nella storia repubblicana e presidente della Corte costituzionale tra il 1975 e il 1978. Dopo gli studi, Duranti scelse una strada autonoma e creativa, lasciandosi alle spalle la carriera accademica e dedicandosi completamente alla scrittura.
Tra Lucca e New York, le due città in cui visse a lungo, costruì un universo personale sospeso tra la quiete e il fermento: due poli che riflettono anche la doppia anima della sua narrativa, domestica e cosmopolita, intima e ironica, malinconica e lucida.
L’esordio e il successo di “La casa sul lago della luna”
Il debutto letterario arrivò nel 1976 con La bambina, seguito da Piazza mia bella piazza (1978). Ma il vero riconoscimento giunse con La casa sul lago della luna (Rizzoli, 1984), romanzo che la consacrò al pubblico e alla critica.
Finalista al Premio Strega e vincitore del Premio Bagutta, il libro, tradotto in sei lingue, racconta la ricerca di un misterioso manoscritto che diventa anche ricerca di identità. In quelle pagine si ritrovano già tutti i temi della sua poetica: la parola come strumento di conoscenza, la memoria come bussola per orientarsi nella vita, e una malinconia lieve che attraversa ogni gesto umano.
L’età della maturità
Negli anni successivi Francesca Duranti consolidò la propria fama con una serie di romanzi che ne mostrarono la piena maturità artistica. Tra questi, Lieto fine (1987), Effetti personali (1988), che le valse il Premio Campiello e il Premio Hemingway, Ultima stesura (1991), Progetto Burlamacchi (1994) e Sogni mancini (1996).
La scrittura di Duranti, sempre elegante ma mai compiaciuta, si muoveva tra ironia e introspezione, indagando le imperfezioni della vita borghese senza condanna, ma con uno sguardo partecipe e ironicamente indulgente. Nel 2003 pubblicò L’ultimo viaggio della Canaria (Marsilio), un romanzo dalle tinte autobiografiche che esplora le dinamiche familiari e il peso della memoria. L’opera le fece ottenere per la seconda volta il Premio Rapallo-Carige.
L’arte della misura
Francesca Duranti è stata una scrittrice di precisione e di misura. La sua prosa, colta ma trasparente, ha saputo raccontare la complessità dei sentimenti con leggerezza, senza mai cadere nell’enfasi. Nei suoi libri, la vita quotidiana diventa il teatro silenzioso delle passioni umane: le contraddizioni, le attese, le piccole sconfitte di una borghesia educata ma inquieta.
Molti critici l’hanno definita una “narratrice del sentimento”, capace di unire profondità psicologica e grazia stilistica, malinconia e sorriso. La sua ironia, sottile e mai crudele, è sempre stata un modo per addolcire la verità e restituirla al lettore con empatia.
Le opere più recenti
Negli anni Duemila Duranti non abbandonò mai la scrittura, continuando a esplorare i temi della memoria e del tempo. Tra le sue ultime opere si ricordano Il comune senso delle proporzioni (2000), Come quando fuori piove (2006), Un anno senza canzoni (2009) e Il diavolo alle calcagna (2011).
Accanto alla narrativa, coltivò la passione per la traduzione e la riflessione linguistica, condensata nel brillante Manuale di conversazione: né rissa né noia (2009), una piccola lezione di civiltà letteraria e umana.
Un impegno culturale radicato nel territorio
Nonostante il respiro internazionale della sua opera, Duranti mantenne sempre un forte legame con la sua città d’adozione, Lucca. Nel 1988, insieme ad Antonio Dini, fondò il Premio dei Lettori, promosso dalla Società Lucchese dei Lettori, per dare voce al giudizio del pubblico e ribadire che la letteratura è, prima di tutto, dialogo e partecipazione.
Un’eredità discreta
Tradotta in diciotto lingue, apprezzata in Francia, dove vinse il Prix des Lectrices de “Elle”, e in molti Paesi europei, Francesca Duranti lascia un’eredità preziosa: un mondo narrativo in cui sogno e realtà, passato e presente, si intrecciano con naturalezza e grazia.
Con lei se ne va una scrittrice appartata ma luminosa, capace di raccontare le emozioni senza rumore, con la discrezione di chi crede nella letteratura come strumento di conoscenza e di consolazione.
La sua voce, lieve, ironica, malinconica, continuerà a risuonare come un’eco gentile nella storia della narrativa italiana. I funerali si terranno lunedì 3 novembre alle ore 15 alla Casa del commiato della Croce Verde, lungo la via Romana a Lucca.