Le Bastarde di Francia, torna l'amatissima saga scritta a "quattro mani"

In uscira il 21 marzo il secondo capitolo dell'appassionante saga de "Le Bastarde di Francia": "l'Angelo e la Vergine" (Piemme) scritto a "quattro mani" da Alessandra Giovanile e Virna Mejetta

Le Bastarde di Francia, torna l'amatissima saga scritta a "quattro mani"

Due donne, due grandi amiche e soprattutto due eccellenti scrittrici. Alessandra Giovanile e Virna Mejetta sono le autrici di un'appassionante saga, quella delle Bastarde di Francia, di cui il 21 marzo esce il secondo capitolo: "Le Bastarde di Francia - L'Angelo e la Vergine" (Piemme). Una storia che mette al centro due donne: Cécile de La Baume e Madeleine Pidoux, in un'epoca in cui il gentil sesso era considerato marginale o solo un grazioso orpello da sfoggiare per uomini potenti. Una scrittura la loro, ricca di atmosfere di altri tempi, dettagli unici e grande passione. Il tutto immerso in un periodo storico di grande fascino. Nel secondo capitolo le avventure delle due protagoniste, si arricchisce di nuovi colpi di scena inaspettati e nuovi personaggi, di cui abbiamo parlato con entrambe le autrici.

Dopo il primo capitolo de "Le Bastarde di Francia - la figlia del Cardinale", uscito nel 2021, arriva il secondo: "L’angelo e La vergine". Come è nata questa saga?

Virna: "La scelta di ambientare una saga di avventure nella Francia del primo Seicento, è del tutto legata all’ispirazione proveniente da I Tre Moschettieri di Alexandre Dumas. L’ho amato dalla prima lettura e già alla scuola media inventavo nuove avventure intorno ai suoi personaggi e a quell’amicizia proverbiale del mondo della letteratura. Ho riscoperto il romanzo nell’intento di migliorare il proprio inglese, guardando una serie BBC. Sicuramente anche l’amore per Parigi e per Torino hanno giocato un ruolo significativo: approfondire la storia di quel periodo è stato un percorso affascinante".

Alessandra: "Volevamo inoltre offrire una chiave di lettura al femminile, le donne in ogni rivisitazione del classico sono sempre rimaste ai margini, ma noi le volevamo protagoniste. Da subito un solo romanzo ci è sembrato troppo poco per far loro compiere un percorso che le trasformasse da fanciulle, forgiate dal clima patriarcale del tempo, in donne forti che potessero ispirare ancora oggi le lettrici di ogni età. La vicenda si è dunque colorata di numerosi personaggi e linee narrative che solo in una saga corale possono trovare il giusto spazio".

Nel primo romanzo, la saga somiglia ad una moderna storia di ribellione, nel secondo quasi di resistenza; quanto c’è delle vostre personalità in queste due donne?

V: "È impossibile scrivere un romanzo senza lasciare ai diversi personaggi qualche caratteristica personale. Alle nostre protagoniste abbiamo passato alcuni difetti e qualche pregio. Più spesso Madeleine e Cécile portano tra le pagine del romanzo le nostre abitudini e le nostre passioni".

A: "Di sicuro le abbiamo rese simili alle eroine di cui avremmo voluto leggere quando eravamo più giovani, ma che allora trovavamo raramente nei romanzi: donne vere che inseguono le loro speranze, che sbagliano a volte, ma che si risollevano. Giovani piene di ottimismo e illusioni che talvolta vengono disilluse, ma che non si abbattono mai completamente. La loro determinazione è la caratteristica che più ci assomiglia".

Parlare della lotta e della sofferenza di due donne del passato, alle prese con una società molto dura, quanto secondo voi aiuta quelle del futuro?

V: "Studiando la storia e leggendo con attenzione tra le righe, abbiamo compreso che gli aneliti delle fanciulle del Seicento non erano così dissimili da quelli delle ragazze di oggi: decidere la direzione della propria vita, non dipendere da nessuno, scegliere chi amare. Abbiamo disegnato due personaggi di fantasia molto plausibili, che portano il messaggio che non tutte le “dame” erano stereotipate, come in passato ci veniva trasmesso. È lo stesso messaggio che molti romanzi attuali portano alla luce".

A: "Le nostre antenate hanno cercato di sollevare la testa, alcune hanno studiato per il loro personale piacere, altre sono diventate artiste affermate o scrittrici, scienziate e filosofe. Se sono riuscite loro e ci hanno spianato la strada, le donne di oggi e del futuro devono continuare a tracciarla, rendendo onore ai loro sforzi".

Scrivere romanzi pieni di colpi di scena, amore e riferimenti storici non è un lavoro semplice, essere in due ha complicato le cose o le ha rese più semplici?

V: "Il dialogo tra noi, anche se a distanza, è continuo e riguarda per buona parte il mondo che abbiamo creato insieme. Per il resto è vita quotidiana. Essere in due rende il lavoro più piacevole, da un lato per la condivisione di un mondo che è reale per entrambe, dall’altro per la possibilità di condividere anche le difficoltà".

A: "Sicuramente il continuo confronto fa sì che le incongruenze nella trama vengano scovate con facilità e che le soluzioni narrative si moltiplichino. Di sicuro l’entusiasmo è moltiplicato per due".

Nella costruzione sia del primo che del secondo romanzo, avete avuto l’abilità di dare alle protagoniste la capacità di muovere le fila della storia pur rimanendo nell’ombra, rimanendo perfettamente aderenti ad una realtà non semplice da descrivere, come ci siete riuscite?

V: "Desideravamo delle protagoniste piene di volontà e di slanci, ma eravamo consapevoli che le donne ribelli e troppo intraprendenti nel Seicento venivano rimesse al loro posto in modo feroce. Da un lato le donne che più prepotentemente facevano sentire la loro volontà, quasi sempre venivano ridotte al silenzio. Ma erano anche gli anni in cui nasceva la civiltà della conversazione, nei salotti al femminile, condotta con intelligenza e spirito e contrapposta alla violenza maschile che riempiva le strade".

A: "Dando voce a Madeleine e Cécile abbiamo ragionato sulla loro capacità di scendere a compromessi. Ma anche così le due protagoniste mostrano la loro individualità: Madeleine è più brava a dissimulare e ad aggirare gli ostacoli, Cécile è più irruente nel prenderli di petto e talvolta deve rimediare ai suoi sbagli".

Voi siete le autrici di un seguitissimo blog "La Chambre Bleue" che è dedicato alle figure femminili dimenticate nella storia. È una scelta particolare, nata da quale esigenza?

V: "La storia al femminile è ancora nascosta da un velo, sembra quasi che sia esistito un revisionismo mirato e non siamo noi a dirlo, Umberto Eco, per esempio, ne ha dibattuto più di una volta. Da anni le stesse donne, scrittrici, registe, artiste divulgano figure femminili che sono state celebri in vita e nascoste poi nelle pieghe della storiografia".

A: "Nel nostro piccolo abbiamo voluto contribuire anche noi, e in questi anni di articoli ci siamo stupite della quantità di eccellenze che sarebbe importante trovassero posto, per esempio, nei libri scolastici affinché riequilibrino la sensazione erronea che metà popolazione creava, dirigeva e decideva e l’altra metà era semplice spettatrice delle imprese maschili".

Scrivete: "Ad ognuna di noi è stata data la scelta tra lasciarsi trasportare dalla corrente e opporre resistenza rischiando di essere distrutta", senza spoiler sul romanzo, la forza delle donne è nella prima o nella seconda scelta?

V: "Cécile e Madeleine sono quasi sempre consapevoli dei rischi che corrono nel loro rifiuto a uniformarsi all’immagine che il resto del mondo ha di loro. Si può dire che il rischio sia per entrambe sempre “a portata di pagina”.

A: "La loro forza, e quella delle donne in generale, è nel mettersi in gioco, senza perdere mai di vista l’obiettivo personale di ciascuna esistenza".

Ci sarà ancora un seguito?

V: "I nostri modelli sono

winston Graham e Diana Gabaldon con le rispettive saghe di Poldark e Outlander. Se al pubblico piaceranno le avventure di Madeleine e Cécile noi continueremo a tracciare la loro vita attraverso le Bastarde di Francia".

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