Letteratura

"C'è un vento di destra. Così è cambiata la cultura in Italia"

Mentre prosegue la "luna di miele" con la maggioranza di centrodestra, Camillo Langone fa l'analisi dell'Italia post-pandemica

"C'è un vento di destra. Così è cambiata la cultura in Italia"

Dalle elezioni Politiche alle Regionali, fino ai sondaggi che continuano a premiare la maggioranza. In Italia c'è un "vento di destra" che permea sempre più anche la cultura? Non proprio. Almeno secondo Camillo Langone, opinionista e giornalista a cui abbiamo chiesto un'analisi di un Paese cambiato da tre anni di pandemia.

Camillo, cosa pensa che questo vento di destra possa portare in Italia?

"C'è un vento di destra ma non credo che porterà tantissimo, vorrei essere ottimista ma non riesco. Io non mi ritengo di destra, mi ritengo un conservatore e il conservatore non è ottimista, è pessimista: perché il conservatore è realista e fa i conti con la realtà e la realtà è dura, antipatica, lenta, pesante. Non credo nelle rivoluzioni e non le auspico e penso che comunque, dal punto di vista politico, non possano più avvenire, perché oggi più della politica contano l'economia e la tecnica. Dunque la destra politica non può fornire la soluzione a tutti i mali della nazione. Può recare qualche sollievo in alcuni ambiti, questo sì".

Quali sono le iniziative che le sono piaciute di più del governo Meloni?

"Io negli ultimi anni (la pandemia c'entra qualcosa) mi sono scoperto o riscoperto liberale, forse perfino libertario se questa parola non fosse inquinata dall'accezione radicale, nel senso di Marco Pannella. Oggi un amante della libertà non sa come definirsi, ma questo è un altro discorso. Il governo Meloni mi ha recato sollievo quando ha alzato il limite del contante: per la prima volta dopo non so quanti anni ho visto un presidente del consiglio porsi il problema della libertà economica, della libertà di impresa... Nell'ambito di una situazione estremamente statalista come quella italiana, il governo Meloni è leggermente meno statalista dei governi che lo hanno preceduto. Ricordo che Fratelli d'Italia è stato l'unico partito che non ha votato coprifuoco e green pass, che non ha sostenuto provvedimenti atrocemente illiberali, evidentemente dispotici. In questi giorni si parla di pericolo fascista perché ci sono stati dei brutti scontri tra tifoserie di destra e di sinistra nei licei, dimenticandosi che in Italia abbiamo vissuto di recente un periodo in cui non si poteva uscire di casa la sera e questo non era dovuto a chissà quali politici fascisti ma a politici democratici, o almeno sedicenti tali. Un amante della libertà col governo Meloni si sente meno oppresso che con i governi che l'hanno preceduto, ha la sensazione di respirare meglio".

Cosa pensa della strategia di Giorgia Meloni sulla guerra in Ucraina?

"L'Italia è un protettorato, noi non abbiamo basi militari negli Stati Uniti mentre gli Stati Uniti hanno basi militari in Italia e quindi siamo un protettorato. In quanto protettorato, entità statuale a sovranità limitatissima, l'Italia è stata obbligata a muovere guerra, sebbene non dichiarata, alla Russia. Su questo punto Giorgia Meloni ha un margine di manovra ridottissimo. Ma penso che in cuor suo vorrebbe allargarlo, mentre Draghi sembrava volerlo ridurre a zero".

Cosa porta la destra in Italia dal punto di vista culturale?

"Da scrittore sento molto il problema della libertà di espressione e con un governo di destra c'è maggiore libertà perché la destra è meno ideologica. E poi un governo di destra è in minoranza nel mondo della cultura e in quanto minoranza è più attento e meno prepotente. Mentre la cultura di sinistra è da tantissimi anni ultramaggioritaria e questo la fa sentire onnipotente oltre che onnisciente, con tutto ciò che ne consegue in termini di sopraffazione e censura. Dal punto di vista culturale la presenza di un governo di destra costituisce quantomeno uno spiraglio, una piccola apertura a opinioni, idee, valori diversi da quelli del solito monopolio. Al ministro Sangiuliano mi accomuna la considerazione per Prezzolini e mi è piaciuto anche il discorso su Dante padre della cultura di destra. A sinistra lo hanno schernito eppure aveva ragione: Dante ha vissuto in un tempo in cui non esistevano partiti di destra, ma era sicuramente un reazionario. Lo scrisse anche Umberto Eco: 'Dante era un intellettuale di destra (pensate, predicare il ritorno all’Impero mentre stavano fiorendo i liberi comuni!)'. Come poeta ovviamente è di tutti ma come pensatore politico no, è solo di alcuni".

Quanto inciderà questa destra sulla Grande Madre Chiesa?

"Tra governi e Chiesa è bene non ci siano troppi e troppo intimi rapporti: lo dico da cattolico. E comunque Bergoglio è chiaramente irremovibile, proprio in questi giorni c'è stata un'ulteriore stretta riguardo alla messa in latino, un rito a cui a volte assisto e dove non ho mai visto un fedele che mi sembrasse capace di votare Partito democratico. Ricordo che Papa Benedetto liberalizzò la messa in latino nel 2007, con un apposito motu proprio. Papa Francesco per smentirlo non ha aspettato nemmeno che morisse, e oggi siamo in una fase di aperta persecuzione nei confronti dei sacerdoti e dei fedeli che amano la sacralità e la bellezza del messale tridentino. Tuttavia la Chiesa cattolica resta l'unica chiesa che ha, costitutivamente, un respiro universale. Io sono abbastanza affascinato dalle chiese ortodosse perché hanno conservato la liturgia, le forme, i riti della tradizione. Purtroppo però, lo abbiamo visto anche recentemente con la guerra Russia-Ucraina, sono chiese nazionali, quindi troppo legate ai rispettivi governi".

E gli italiani secondo te cambieranno comportamento?

"Non credo, temo che la decadenza sia inarrestabile. Ad esempio: non è che perché adesso c'è un governo di destra gli italiani si rimetteranno a fare figli. Sono certo che Giorgia Meloni abbia ben presente il problema demografico: ma cosa può fare? Sono tendenze sovranazionali ed epocali, fenomeni enormi davanti ai quali qualsivoglia governo è pressoché impotente. E poi come diceva Gianni Brera, citando un Guicciardini apocrifo, 'se tu fiderai negli italiani sempre avrai delusione'. Io sono di quella scuola lì, di quel realismo desolato: non ho fiducia negli italiani".

Chi rappresenta la destra culturale in Italia oggi?

"Mi hanno chiesto di stilare una lista di intellettuali italiani di destra da intervistare e valorizzare e mi sono reso conto di quanto scarseggino, forse oggi l'unico grande intellettuale di destra è Michel Houellebecq. Che è francese. In Italia un personaggio equivalente non esiste. Destra e conservatorismo non sono sinonimi, lo ripeto sempre, ma certamente sia l'essere di destra sia l'essere conservatori costituisce un handicap negli ambienti culturali. Dove non è cambiato quasi nulla: la maggioranza dei giornali e dei programmi televisivi e la stragrande maggioranza delle case editrici è più o meno di sinistra o comunque ligia a un conformismo che preclude l'accesso a dissidenti e liberi pensatori. Solo se il governo sarà duraturo potrà sperare di trasformare un successo elettorale in un cambiamento culturale. 'Anima è quel che nasce nelle cose quando durano', ha detto Gòmez Dàvila, l'anima ha a che fare con la durata e allora sarebbe utile che questo governo durasse: per favorire la riconnessione con le nostre radici culturali e spirituali più profonde.

Pur col mio imperdonabile disincanto, auguro lunga vita al governo Meloni".

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