
Da perfetto sconosciuto per il resto del mondo eccetto l'Inghilterra, a fenomeno pop universale, passando per chi, nel 1.800, si attribuì il valore di alcuni suoi versi: stiamo parlando di William Shakespeare, il drammaturgo e poeta inglese la cui storia editoriale «è un grande pasticcio filologico». Così la definisce, con una chiarezza sferzante, Andrea Kerbaker, fondatore di Kasa dei Libri, professore, scrittore, critico: da amante delle sfide ha appena inaugurato una mostra. Resterà aperta fino al 13 giugno, alla sua Kasa, «Lo Shakespeare che non ti aspetti», un caleidoscopio con libri, e non solo, da 17 Paesi. Girando per le tre sale si ha un'idea del «pasticcio» delle pubblicazioni shakespeariane nei secoli: «Alla sua morte, se è esistito e non considerando l'ipotesi che fosse italiano (nella figura di Giovanni, John, Florio), di pubblicato c'è già parecchio per l'epoca - spiega Kerbaker -. Ma sono tutti scritti in forma anonima, più simili a canovacci». Testi diversi, finchè due attori del Bardo nel 1623 sono editori della prima opera omnia: tutti i manoscritti di Shakespeare oggi sono raccolti a Washington, in Usa, nella Folger Shakespeare Library, che li riunisce per poter fare studi e paragoni. Era normale, allora, che di ogni opera esistessero più riscritture: le compagnie non consentivano la stampa dei copioni usati a teatro e gli editori recuperavano i testi in modi non sempre leciti. Un mondo che resta agli inizi fino al 1800 anche quanto a immagini, e uno Shakeapeare ancora pressochè ignorato fuori dall'Inghilterra. «Quando Vincenzo Monti, all'inizio del XIX secolo, traduce pari pari dei versi del Bardo e dice di averli scritti lui, la fa franca per 100 anni. Si accorse dell'illecita appropriazione il mio bisnonno, che conosceva bene molte lingue» svela ancora Kerbaker.
Nel 1900 la rispettosa, referenziale, iconografia del Bardo inizia a diventare più varia e nel Dopoguerra Shakespeare è un fenomeno pop: gli anni Sessanta sono quelli della minigonna, della rivoluzione: «Nelle case editrici iniziano a cambiare i gusti - continua Kerbaker -. Il disegnatore più noto si chiama David Gentleman». La differenza rispetto a prima è che ora l'artista può interpretare, Shakespeare è sdoganato: lo si usa anche in pubblicità.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.