Letteratura

Cinque libri per ricordare le vittime di mafia, tra lotta e sacrificio

In occasione della Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, ecco cinque libri su storie vere di persone che hanno perso la loro vita a causa della mafia

Cinque libri per ricordare le vittime di mafia, tra lotta e sacrificio
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La Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie è giunta alla sua ventisettesima edizione. Dal 2017, la giornata è stata riconosciuta anche dal parlamento con un voto unanime della Camera dei Deputati. Ogni anno nelle città italiane vengono organizzate manifestazioni per sensibilizzare l'opinione pubblica sull'importanza della lotta alla mafia, affinché sia un impegno costante e che tutti sentano il dovere di contribuire alla costruzione di una società libera dalla criminalità organizzata.

La Giornata in ricordo delle vittime innocenti di mafia in 5 libri

La prima vittima innocente in Italia fu il garibaldino Giuseppe Montalbano, ucciso la sera del 3 marzo 1861 a Santa Margherita di Belice, in provincia di Agrigento. Nel corso dei secoli, purtroppo, questo numero ha superato abbondantemente la doppia e la tripla cifra, arrivando a oltre mille negli ultimi anni. In Italia le persone morte in omicidi di mafia ammontano a 1009, di cui 119 donne e 122 minorenni. La loro vita è stata raccontata sui quotidiani, ma talvolta le cronache giornalistiche non approfondiscono a dovere. Se volete conoscere meglio le loro storie, ecco 5 libri da non perdere.

Statale 106

Un tratto di poco più di cento chilometri della Statale 106, tra Reggio Calabria e Siderno, è il cuore profondo dell'impero della 'Ndrangheta. La più impenetrabile e minacciosa delle Mafie nel XXI secolo mantiene la sua roccaforte nella Calabria profonda. Da cui poi si irradia in tutto il mondo, dalla Germania al Canada, dalla Slovacchia all'Australia. Antonio Talia, giornalista d'inchiesta nato proprio in Calabria, ne insegue le tracce in Statale 106, saggio edito da Minimum Fax in cui si insegue la 'ndrangheta attraverso storia, delitti e strategie partendo dal suo territorio di riferimento. Dai sequestri di persona alle guerra tra 'ndrine, da delitti eccellenti come il caso Ligato alla strage di Duisburg che ne mostrò la proiezione europea, passando per la ramificazione a New York e Vancouver tutto ciò che riguarda la 'ndrangheta è decisa nelle sue terre d'origine. E all'ombra della Madonna di Polsi si trovano i segreti piu reconditi di un'associazione criminale pericolosa e poco conosciuta.

La vendetta del boss

Quella di Giuseppe Salvia, il vicedirettore del carcere di Poggioreale ucciso nel 1981 dalla Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo perché cercava di contrastare il suo potere all’interno del penitenziario, è una storia di resistenza e tenacia. Culminata in una maniera tragica e che ha svelato il.vero volto della Camorra, "demone" che minaccia da tempo Napoli e la Campania. Antonio Mattone ne parla ne La vendetta del boss spiegando la storia di un delitto che mostrò la faccia feroce della Camorra. E aprì a molti gli occhi sulla ramificazione della criminalità organizzata a Napoli e dintorni, dalle istituzioni agli stessi centri in cui il crimine dovrebbe essere combattuto come le carceri.

Pippo Fava. Un antieroe contro la mafia

Degli undici giornalisti uccisi dalla mafia in Italia, Pippo Fava era quello più “antieroe” di tutti. Il giornalista catanese, perito in un agguato la sera del 5 gennaio 1984, amava e odiava la sua terra, la Sicilia. È qui che lancia la sfida dei Siciliani, la rivista indipendente che riesce in pochissimo tempo ad affermarsi come una delle rare voci di denuncia del fenomeno mafioso. Fava pagò il suo coraggio con la vita trentanove anni fa. “A che serve essere vivi se non si ha il coraggio di lottare?”, è una delle frasi più conosciute dello scrittore siciliano, la cui straordinaria esistenza è stata raccontata da Massimo Gamba nel libro Pippo Fava. Un antieroe contro la mafia, edito da Sperling & Kupfer, con la prefazione dell’ex magistrato Gian Carlo Caselli.

Padre Pino Puglisi. Martire di mafia

Chi era Don Pino Puglisi? Il parroco di Brancaccio, freddato dai killer di Cosa nostra il 15 settembre 1993, credeva nella sua gente. A tal punto da preoccupare la mafia, che con la sua presenza tentacolare decise di stroncare l’impegno di padre Puglisi per la sua comunità. Un punto di riferimento per chi viveva in quel quartiere difficile, dove non era semplice sfuggire all’occhio mafioso che tutto vedeva e tutto controllava. I familiari della vittima, diventato beato nel 2013 per volontà di papa Benedetto XVI, hanno svelato, attraverso fotografie e testimonianze inedite, un lato meno approfondito del parroco palermitano, forse più intimo. Il giornalista Fulvio Scaglione ha raccolto la loro versione nel libro Padre Pino Puglisi. Martire di mafia per la prima volta raccontato dai familiari.

Volevo nascere vento

“Vedi, il Mostro non è come Frankenstein. Non è un vampiro né una strega. Il Mostro che sfidiamo noi è ancora più cattivo perché non si vede. È negli angoli delle case. È nelle persone che ci sono vicine. È dove meno ce lo aspettiamo”. A parlare è Paolo Borsellino, il magistrato-simbolo della lotta alla mafia, che si rivolge alla giovane testimone di giustizia Rita Atria. Anche se Atria non ha perso la vita per mano della mafia, l'orrore che l'ha condotta a quel tragico gesto del 1992 è riconducibile al terrore diffuso nella popolazione voluto dalla criminalità organizzata. Rita Atria si tolse la vita ancora minorenne una settimana dopo la strage di via D’Amelio in cui venne ucciso il giudice con il quale aveva deciso di collaborare: Borsellino. Le conversazioni tra i due sono state immaginate nel romanzo Volevo nascere vento di Andrea Gentile.

Un libro per ragazzi che riesce a trasmettere la sofferenza umana di un’adolescente di fronte alla banalità di un male chiamato mafia.

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