Letteratura

Così i Vichinghi hanno cambiato l'Europa

Qual è stata la vera storia dei Vichinghi? Alberto Massaiu ne parla nel saggio "Vichinghi - Storia degli uomini del Nord" edito da Diarkos

Così i Vichinghi hanno cambiato l'Europa

Signori della guerra prima, creatori di pace e prosperità poi; saccheggiatori pagani in alcuni contesti, custodi della Fede cristiana in altri; terrore di civiltà antiche e fondatori di nuove in ogni quadrante d'Europa: quella dei Vichinghi è stata una lunga epopea che ha caratterizzato l'Europa tra l'VIII e l'XI secolo, plasmando i contesti militari, geopolitici, sociali del continente dall'Inghilterra alla Russia, dalla Francia alla Sicilia. Dalle prime incursioni dei guerrieri giunti dal Nord Europa alla creazione di regni stabili e di Stati come la Normandia, l'Inghilterra moderna e il Rus' di Novgorovd e Kiev, i Vichinghi venuti dalle odierne Danimarca, Svezia e Norvegia hanno saputo essere protagonisti della storia del continente.

Alberto Massaiu, giovane storico e collaboratore di Axis Mundi, ne scrive in Vichinghi - Storia degli uomini del Nord, saggio edito da Diarkos in cui l'impatto degli uomini venuti dai gelidi fiordi scandinavi sull'Europa è analizzato in ogni suo contesto. I Vichinghi - nella lettura di Massaiu - giocarono un ruolo di grande acceleratore storico nell'Europa in cui, dopo la morte di Carlo Magno, i domini dei suoi epigoni andavano sfaldandosi e con le loro incursioni seppero tenere alta l'attenzione sulla necessità di difendere i presidi delle civiltà europee e le città ereditate dall'antichità romana.

In Inghilterra, invece, la Grande armata danese calata nel IX secolo "aveva spazzato via l'antico ordine delle monarchie del sistema eptarchico anglosassone. Fu in seguito a questi fatti d'arme in cui, alla fine, sopravvisse solo il regno di Alfredo il Grande nel Wessex che si creò una spaccatura più o meno netta tra l'Inghilterra dominata dai sassoni e quella dominata dalle genti di Scandinavia". Una frattura che fu preludio a una nuova riconciliazione e alla commistione tra più popoli. Tanto che Massaiu pone nel 1066 la fine dell'epopea storica dei Vichinghi.

In quell'anno l'Inghilterra fu invasa da Nord dal normanno Harold Hardrade, già guerriero alla corte di Costantinopoli prima e Re di Norvegia poi, e da Sud da Guglielmo, duca di Normandia e vassallo della corona di Francia, erede di quel Rollone a cui fu concessa la terra alla foce della Senna come garanzia per lo stop a possibili nuove incursioni dopo i raid del IX secolo. Contro di loro, Aroldo, che sconfisse Harald a Stamford Bridge ma perì combattendo contro Guglielmo, da allora per tutti il Conquistatore. A capo di un regno guidato da una nobiltà normanna che aveva pienamente acquisito le tradizioni feudali.

Nel mezzo, una lunga epopea che Massaiu ricorda aver plasmato terre tra loro molto distanti: dall'Islanda, colonizzata dai Vichinghi norvegesi, alla Groenlandia, ove si creò una vera e propria civiltà parallela al limitare del Grande Nord che durò fino alla Piccola era glaciale di fine Medioevo, a Ovest; fino alla Spagna, razziata durante la dominazione araba, la Sicilia, dominata da Ruggero il Grande che vi si stanziò nel XI secolo e il corso del Don a Sud-Est. La tradizione normanna confluì nella dinastia sveva trasmettendo la corona di Sicilia a Federico II, creò la Russia contemporanea trasmettendo dalla dinastia Rurikide agli Zar l'eredità della cristianizzazione ortodossa decisa da Vladimiro di Kiev attorno all'Anno Mille, si sciolse nel più grande flusso della cultura europea medievale.

Insomma, non c'è angolo d'Europa che non abbia conosciuto le incursioni, le dominazioni o l'influenza degli Uomini del Nord. Che anche dopo la fine della loro fase di maggior espansione seppero creare nella madrepatria nordica regni oggi trasformatisi in Stati ancora esistenti e nel resto del Vecchio Continente contribuire a rimettere in moto il percorso della civiltà europea.

Scossa dal suo torpore anche per la feroce entrata in scena dei Vichinghi.

Commenti