Una irriverente rappresentazione dell'odierna situazione socio-politica fotografata dallo sguardo attento di due liberali convinti, con testo e disegni colorati. Si potrebbe riassumere in questi termini il libro di vignette, ma non solo, confezionato per la casa editrice milanese Signs Publishing da Beppe Fantin e Salvatore Di Bartolo, dal titolo Giorgia e i governicoli. La sconfitta dei governicoli, l'ascesa di Giorgia Meloni e l'eterno ritorno dei maestrini dell'antifascismo militante.
Il libro, scritto a quattro mani dai due autori (Di Bartolo ha curato i testi, Fantin, come sempre magistralmente, le vignette) racconta temi, eventi e personaggi che hanno conquistato la scena politica italiana, ma non solo, nell'ultimo quinquennio. Dall'avvento sulla scena del Virus, nel marzo 2020, evento che ha radicalmente modificato abitudini e stili di vita degli individui, producendo conseguenze devastanti tanto sulla psiche umana, quanto sulle economie dei Paesi occidentali, al successo elettorale targato Giorgia Meloni alle Politiche 2022, risultato che ha rappresentato un vero e proprio spartiacque,
facendo segnare l'immediato passaggio dall'emergenza sanitaria all'emergenza fascismo.
Lo ricordiamo bene: neppure il tempo di prestare giuramento dinanzi al Capo dello Stato, che già il neonato esecutivo si ritrovava a dover fare i conti con manipoli di pseudo-antifascisti riluttanti ad accettare il risultato delle urne. Dopo un lungo e profondo torpore coinciso con la travagliata parentesi pandemica, nelle piazze delle principali città italiane tornavano ad impazzare scioperi, mobilitazioni e manifestazioni di protesta, accompagnate da efferati episodi di violenza e da acide colate di odio e intolleranza. Una storia così attuale, che anche le cronache torinesi di ieri ci raccontano.
La piazza antifà è una costante che accompagnerà almeno tutta la prima parte dell'esperienza governativa di Giorgia Meloni, accomunandola, per molti versi, con quella di altri leader occidentali, su tutti, ovviamente, il presidente Usa Donald Trump, eretto anch'egli al ruolo di pericoloso autocrate già all'indomani di quel voto presidenziale, le cui conseguenze per i cangianti equilibri globali sono analizzate
dagli autori. Del resto, come giustamente osservano Di Bartolo e Fantin lo schema seguito dalle sinistre progressiste è sempre il medesimo, tanto in Europa quanto negli Usa: al consenso di destra è sempre accostabile la cupa etichetta del fascismo, a quello di sinistra la sfavillante insegna della democrazia. Allo stesso modo, il dissenso di destra è sempre ascrivibile alla voce violenza o negazionismo, quello di sinistra da catalogare, invece, come Resistenza, anche se spesso contraddistinto da condotte faziose, aggressive e persino estreme.
È la solita vecchia logica ipocrita e doppio-moralista messa a nudo nel testo dai due autori, i quali, con un linguaggio fluido e diretto, accompagnato dalla straordinaria forza evocativa delle immagini, smontano la falsa retorica antifascista imperversante nell'odierno dibattito pubblico.