Letteratura

La matematica che rende felici

Come la matematica può portare alla felicità? È qualcosa che racconta, ma soprattutto spiega, il professore di matematica e fisica Rocco Dedda, autore del libro La matematica della Felicità (Piemme)

La matematica che rende felici

Tra tutte le materie scolastiche spesso la matematica è la più bistrattatta. Raro trovare qualcuno che la ami profondamente, qualcosa questo forse dovut - come spiega Rocco Dedda, professore di matematica e fisica e autore del libro La Matematica della Felicità (Piemme) - ad un insegnamento che si basa soltanto sull'applicazione, lasciando fuori il fascino che i numeri e le risoluzioni ai problemi possono portare anche nella vita pratica. Nella nostra intervista, il suo racconto di come questa materia considerata ostica dai più può invece portare addirittuta alla felicità, ed essere un utile strumento per la vita non solo per i ragazzi.

Come ha scoperto di essere così affascinato dalla matematica?

"Ho provato sensazioni meravigliose risolvendo i primi problemi di geometria da studente delle medie. Immergermi in quel ragionamento e trovare la giusta chiave per trovare soluzioni o interpretazioni, talvolta all’improvviso, mi dava forza. Probabilmente, in questo, ha inciso il mio solito approccio a scuola: all’inizio di ogni ciclo di studi, ho sempre avuto bisogno di un periodo di assestamento, in cui non brillavo particolarmente. Ma alle medie, in matematica, mi sono sentito subito a mio agio, grazie anche a un’insegnante che non si lasciò condizionare da impressioni iniziali, riuscendo invece a infondermi sicurezza. Incontrare un grande o una grande insegnante fa spesso la differenza. Nel mio caso, in quel periodo ho deciso che da grande sarei diventato un docente di matematica".

Una volta qualcuno disse che il mondo intero è matematica, si sente lei di esserne la prova vivente?

"Affermazione audace. Certo, la matematica ha comunque una quantità di applicazioni molto ampia e risulta una delle più grandi conquiste dell’umanità. Forse la più grande dopo la comunicazione e le sue varie forme. Ma credo che sia una parte del viaggio, come lo è chi come me prova a insegnare o a divulgare, quindi a condividerla".

Bistrattata, odiata, spesso evitata, perché la matematica solitamente non riesce a mostrare il suo fascino che invece lei è riuscito così magistralmente a spiegare?

"Comunicare la matematica rende necessarie alcune considerazioni, tra cui l’analisi del suo linguaggio: questa materia ha una sua grammatica e quando non viene appresa si rischia di non possedere tutti gli strumenti necessari per accedere ai suoi contenuti e a vari collegamenti. Non comprenderne qualcosa può pregiudicare la chiarezza di ulteriori argomenti, connessi ai precedenti. Difficoltà di questo tipo possono generare distacco dalla materia, malessere e mancanza di autostima, verso una disciplina che ha nell’astrazione una caratteristica decisa della sua forma, ma che può aumentare le distanze al punto di portare tanti a chiedersi: 'ma cosa me ne farò della matematica nella vita di tutti i giorni?'. Per non perdere il contatto con questa materia o comunque per alimentarlo è importante leggerla nelle sue applicazioni in musica, arte, natura, letteratura, ingegneria, economia e tanto altro ancora, provando a collocarla in un ambito storico che può chiarire come sia nata, perché si è evoluta in un certo modo e come è stata e può essere funzionale per tutti noi. Tali prospettive rendono la matematica, se vogliamo, più umana, quindi più vicina anche nei momenti di difficoltà nel suo studio".

Comprendere il messaggio “matematichese”, in qualche modo può portare ad una nuova visione mentale delle cose?

"Il “matematichese” può essere inteso come un linguaggio che, grazie all’astrazione, definisce una struttura intrisa di teoremi, dimostrazioni e applicazioni da cui affermiamo che la matematica non è un’opinione, nel senso che funziona. D’altra parte, la sua storia ci insegna che la sua evoluzione è frutto di scelte di popoli e persone – pensiamo, ad esempio, alla decisione di adottare il sistema decimale per i numeri -, quindi è allo stesso tempo un’opinione. Trovare l’equilibrio tra queste due anime, solo apparentemente inconciliabili, ci permette di comprenderla e di accompagnare la logica e l’evoluzione delle nostre interpretazioni, in generale".

Il suo viaggio parte dai numeri, ma come i cerchi nell’acqua arriva a toccare rive inaspettate, arte, cucina, musica e letteratura, come avveva accennato, come si uniscono queste cose?

"Le applicazioni della matematica, supportate dall’evoluzione storica del suo studio, producono commistioni con ambiti che non sempre immaginiamo. Ad esempio, Dante cita nella Divina Commedia contenuti di geometria risalenti agli Antichi Greci, abili matematica tra cui annoveriamo il celebre Pitagora, nome legato alla cucina vegetariana proposta a distanza di secoli da Vincenzo Corrado. Pitagora ci permette anche di parlare di ottave e musica, ambito in cui le onde sonore, descrivibili con funzioni goniometriche, sono assolute protagoniste. Potremmo andare avanti e generare ulteriori collegamenti, senza tra l’altro citare il risultato che rende Pitagora il matematico forse più celebre al mondo: il teorema che mette in relazione le misure dei cateti e dell’ipotenusa di un triangolo rettangolo".

Come secondo lei la matematica può portare alla felicità?

"Comprendere la matematica porta alla felicità, anche in termini di autostima. Servono accortezza e stimoli da parte di chi la condivide, ma anche attenzione e impegno da chi si propone di studiarla".

Perché il suo metodo, rispetto magari ad altri, riesce a far amare la matematica ai suoi studenti?

"Mi dicono in tanti che il mio modo di fare trasmette passione e questo è il primo passo. Per il resto, non credo di aver inventato molto: come tanti miei colleghi – e ce ne sono di bravi in giro – cerco di fare al meglio il mio mestiere, mettendoci ingredienti che ho in parte descritto nelle risposte precedenti. Anche le esperienze sui social mi hanno aiutato a capire aspetti della comunicazione della matematica che ho introdotto nella mia didattica".

Quando ha scritto il libro, a pensava fosse indirizzato?

"Ho pensato a un libro divulgativo che potesse descrivere un cerchio con un compasso molto aperto, capace di stimolare attenzione diffusa con applicazioni e storia della matematica ma affrontando anche le problematiche di natura formale. Per questa regione sono presenti nel volume dei riferimenti tecnici. Credo che colleghi, curiosi e appassionati siano gli utenti più adatti per “La matematica della felicità”, ma non escludo che possa essere un libro che possa piacere anche a chi ha un conflitto non risolto con la matematica e che possa essere utile per molti studenti.

Questo lo scopriremo".

La matematica della felicità

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