Letteratura

È morto Gianni Vattimo: il filosofo del "pensiero debole" aveva 87 anni

È scomparso Gianni Vattimo, il grande filoso del "pensiero debole" che sfidò le costruzioni metafisiche. Aveva 87 anni.

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Era un grande pensatore antidogmatico anche se nella vita si considerava allo stesso tempo comunista e cattolico. A Gianni Vattimo, morto martedì 19 settembre all’età di 87 anni, va riconosciuta la grande coerenza nel criticare ogni costruzione metafisica, conosciuta comunemente come "pensiero debole", dal titolo di una famosa raccolta di saggi da lui curata con Pier Aldo Rovatti nel 1983. Era ricoverato all'ospedale di Rivoli in provincia di Torino. A dare l'annuncio è stato il compagno degli ultimi anni di vita Simone Caminada, che pochi giorni fa aveva comunicato il peggiorare delle stato di salute del filoso.

Era considerato tra i più noti filosofi italiani e tra i massimi esponenti della filosofia ermeneutica (ovvero: "l’arte della spiegazione, del chiarimento, della traduzione". L'ermeneutica è il sistema che analizza testi letterari, pedagogici, giuridici, storici e ne fornisce il significato, nel senso più profondo, ndr) a livello mondiale. I suoi testi sono stati tradotti in varie lingue, studioso e originale prosecutore del pensiero di Martin Heidegger, Vattimo ha teorizzato l'abbandono delle pretese di fondazione della metafisica e la relativizzazione di ogni prospettiva filosofica, diventando così il maestro del "pensiero debole" a livello internazionale.

La carriera iniziata in Rai

Nato a Torino il 4 gennaio 1936, come Gianteresio detto Gianni, Vattimo era figlio di un carabiniere calabrese di stanza a Torino, che era morto di polmonite quando era piccolo. Cresciuto in condizioni disagiate, aveva sempre rivendicato le sue origini proletarie. Oltre alla scuola, frequentata sempre con ottimo profitto, diventò un giovane militante nell'Azione Cattolica dove si era subito messo in luce. Appena diciottenne era divenuto delegato diocesano degli studenti dell’Azione cattolica, dalla quale però era stato presto espulso per le sue posizioni critiche verso l’autorità ecclesiastica, ma l'ambiente dell'oratorio aveva comunque contribuito alla sua formazione.

È stato allievo di Luigi Pareyson, assieme a Umberto Eco con cui ha condiviso amicizia e interessi, laureandosi in filosofia nel 1959 all'Università di Torino. Proprio insieme a Eco fu anche tra i pionieri della televisione italiana: nel 1954 insieme parteciparono e vinsero un concorso della Rai per l'assunzione di nuovi funzionari. Rimase in Rai solo per pochi anni, dando invece seguito al sui istinto per specializzarsi negli anni Sessanta all'Università di Heidelberg con Hans Georg Gadamer e Karl Löwith. Nel 1964 divenne docente nell'Università di Torino, prima come professore di estetica, poi (dal 1982) come professore di filosofia teoretica (come materia di studio accademico, tratta i problemi generali concernenti la conoscenza nei suoi aspetti fondamentali e avanza una ricerca metodologica e teorie generali, simili ma non coincidenti a quelle della metafisica ossia della realtà nella sua interezza, ndr).

Nel 1963 era uscito il suo libro Essere, storia e linguaggio in Heidegger (Marietti, 1963), che già indicava una linea di ricerca dai tratti originali. Studioso della filosofia ermeneutica contemporanea, ne ha indagato i presupposti storici e sviluppato le implicazioni teoretiche, dedicando le proprie ricerche a Friedrich Schleiermacher, Friedrich Nietzsche, Martin Heidegger e Gadamer, del quale ha curato l'edizione italiana di Verità e metodo (1972).

Il pensiero e le sue passioni che lo hanno portato lontano

Vattimo è stato anche un visiting professor negli Stati Uniti, oltre a tenere seminari in diversi atenei nel mondo dove agli studenti spiegava il suo pensiero critico. È stato inoltre direttore della Rivista di Estetica, membro di comitati scientifici di varie riviste italiane e straniere, socio corrispondente dell'Accademia delle Scienze di Torino, nonché editorialista per i quotidiani La Stampa e La Repubblica e per il settimanale L'Espresso. Ha ricevuto lauree honoris causa dalle Università di La Plata, Palermo, Madrid e dalla Universidad Nacional Mayor de San Marcos di Lima.

Una vita piena di dolori e addii

Il filosofo non aveva mai nascosto la sua omosessualità e nella sua vita privata aveva avuto grandi dolori. Nel 1992 era morto di Aids il suo compagno Gianpiero Cavaglià, che aveva assistito amorevolmente fino all'ultimo. Anche l'altro compagno Sergio Mamino, era stato colpito da un tumore ed era morto su un volo transoceanico dall’America all’Europa nel 2003, quando aveva già deciso per l’eutanasia all’estero. Anche con l'ultimo Simone Caminada, si era creata una vicenda giudiziaria, quando venne accusato dai magistrati di circonvenzione d’incapace nei riguardi del filosofo, fatto questo che lo aveva profondamente addolorato.

La sua eredità in tanti libri

Numerosi sono gli scritti del filosofo a iniziare da: Essere, storia e linguaggio in Heidegger (Edizioni di Filosofia, 1963); Poesia e ontologia (Mursia, 1967); Schleiermacher filosofo dell'interpretazione (Mursia, 1968); Il soggetto e la maschera. Nietzsche e il problema della liberazione (Bompiani, 1974); Le avventure della differenza. Che cosa significa pensare dopo Nietzsche e Heidegger (Garzanti, 1980); Al di là del soggetto (Feltrinelli, 1981); Il pensiero debole (raccolta di saggi curata in collaborazione con Pier Aldo Rovatti, Feltrinelli, 1983); La fine della modernità. Nichilismo ed ermeneutica nella cultura post-moderna (1989); Etica dell'interpretazione (Rosenberg & Sellier, 1989); Oltre l'interpretazione (Laterza, 1994); Credere di credere (Garzanti, 1996); Dialogo con Nietzsche. Saggi 1961-2000 (Garzanti, 2001); Tecnica ed esistenza. Una mappa filosofica del Novecento (Bruno Mondadori, 2002); Dopo la cristianità. Per un cristianesimo non religioso (Garzanti, 2002); Della realtà (Garzanti, 2012).

Di recente sono apparsi i volumi Essere e dintorni (La Nave di Teseo, 2018) e Scritti filosofici e politici (La Nave di Teseo, 2021).

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