Un lettore mi incalza: caro direttore, non puoi glissare su Napolitano...

Caro direttore,
alcuni giorni fa lei ha risposto no comment a chi le chiedeva un'opinione sul Quirinale, sottilmente richiamandosi al rispetto istituzionale al quale tutti siamo ligi. Non creda di potersela cavare così. Le rinnovo più esplicitamente la domanda con pochi spunti che diano l'opportunità di non glissare: pensa anche lei come me che si stia sorpassando alla grande Scalfaro? A me sembra proprio di sì, nel quotidiano arbitrario scivolamento verso una presidenzialità tutta fuori della costituzione, brutto spettacolo di un presidente che parla di tutto, spesso fuori delle righe e spesso anche scopertamente o allusivamente in antitesi con il governo. Ogni parola del presidente, non obbligato a parlare, è un atto politico tondo e come tale diviene espressione ufficiale di un governo responsabile di ogni atto del Colle e che ha tutto il diritto di non venire sgambettato. Vado avanti: il mandato governativo a Marini finalizzato alla riforma di una legge elettorale vigente e votata dal parlamento è stato o no un peccato mortale degno di scomunica costituzionale e di dannazione eterna? Ancora: il ben illuminato costituente ha attribuito al presidente, con uguale forza in uno stesso articolo, la presidenza del Consiglio supremo di difesa e quella del Consiglio superiore della magistratura, con una lodevole ratio; la sua presidenza del Consiglio supremo di difesa è intesa fra l'altro a prevenire, bloccare e rendere comunque inoffensive le teoricamente possibili impennate golpiste di un folle generale (Dio non voglia!); le sembra che la attuale presidenza del Csm sia esercitata nello stesso spirito nei confronti delle non meno gravi né meno pericolose e nemmeno solo teoriche impennate di certi magistrati? Ulteriore spunto: e se fosse vero ciò che nemmeno tanto sottovoce si dice né si smentisce circa attuali influenze del Colle in nomine a cariche di piena e responsabile prerogativa governativa, dove il formale decreto è atto costituzionalmente dovuto? Qualcuno ha parlato persino di ineffabili colloqui per «convincerlo»... cose che in Inghilterra basterebbero per far abdicare seduta stante la regina Elisabetta! Che già in precedenti settennati e fin dai tempi di Pertini in materia si siano avuti pessimi esempi non giustifica al punto che lei pensi di cavarsela con un no comment.

Non voglio dare l’impressione di sfuggire ad alcunché, caro Del Giudice. Anche se lei con l’abbondanza della sua prosa mi lascia poco spazio per argomentare. Sarò dunque telegrafico, ma (spero) non elusivo: non abbiamo esitato a criticare anche aspramente il presidente, quando lo abbiamo ritenuto opportuno (come in occasione dell’incarico a Marini, che lei ricorda, o come nella vicenda Eluana, quando titolammo l’editoriale che commentava la morte «Complimenti, presidente»), così come non abbiamo esitato (unico giornale in Italia) a raccontare il pugno duro di Napolitano nei confronti degli immigrati, quand’era ministro dell’Interno. Con la stessa sincerità, però, le devo dire che alcuni degli ultimi suoi interventi non mi sono affatto dispiaciuti.

L’altro giorno, per esempio, quando ha accusato il Csm di seguire «logiche di appartenenza correntizia», sollevando dubbi sui modi e i tempi dei loro pareri, mi è parso che interpretasse proprio lo spirito cui lei fa riferimento nella sua lettera. Scalfaro l’avrebbe mai detto? E con questo rispondo in modo netto alla sua domanda: Oscar Luigi resta insuperabile.

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