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La lezione di Elena Aga Rossi per depoliticizzare la ricerca

Un convegno in onore della studiosa è stato lo spunto per riflettere su come guardare il passato senza ideologia

La lezione di Elena Aga Rossi per depoliticizzare la ricerca
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Di recente, la School of Government e il Dipartimento di Scienze politiche della Luiss hanno dedicato due giornate di studio a Elena Aga Rossi, per onorarne l'impegno e la produzione scientifica. Il Convegno è stato suddiviso in tre sessioni (La Seconda Guerra Mondiale e le sue articolazioni; Il Partito comunista italiano nel rapporto con il contesto internazionale e con il sistema politico nazionale; La Guerra fredda e le sue scansioni tematiche nei lavori di Elena Aga Rossi), presiedute da Ernesto Galli della Loggia, Silvio Pons e Andrea Graziosi, alle quali hanno partecipato oltre venti accademici e ricercatori appartenenti a tre diverse generazioni di studiosi. L'iniziativa ha evidenziato come, pur non avendo lei dato vita a una scuola, i suoi lavori hanno comportato una disseminazione di elementi e un vasto intreccio di percorsi di indagine.

Elena Aga Rossi, infatti, rientra certamente nel novero delle figure che hanno mutato l'approccio metodologico allo studio della Storia contemporanea, segnando tappe decisive sul terreno della sprovincializzazione dei contributi inerenti le vicende italiane del XX secolo.

Allieva di Renzo De Felice, l'interesse originario di Aga Rossi si concentra sulla storia dei partiti politici, e già nel 1969 cura dapprima un'antologia di documenti relativi al Partito d'Azione, quindi un volume che indaga la fase di passaggio dal Partito popolare alla Democrazia cristiana. un esordio scientifico da cui matura l'idea di quanto possa risultare incompleto il paradigma nazionale fortemente egemonizzato in senso marxista e cattolico quando viene privato delle connessioni con la dimensione esterna più ampia. L'assunto si rafforza nel momento in cui Aga Rossi "scopre l'America", grazie a lunghi soggiorni accademici, ad Harvard e a Stanford, dove ha l'opportunità di consultare Archivi federali e privati in gran parte sconosciuti agli storici italiani, e diviene certezza anche grazie all'incontro con l'esule russo Victor Zaslavsky compagno di vita e di studi , la cui conoscenza si rivela determinante nell'allargare gli orizzonti di ricerca ben oltre la sfera occidentale.

La capacità di cogliere il nesso, di interpretare gli accadimenti nella penisola come risultante, non esclusiva ma nemmeno secondaria, delle evoluzioni che interessano il contesto geopolitico internazionale, permette ad Aga Rossi una differenziazione degli ambiti di indagine, pur sempre legata all'imprinting ricevuto dalla scuola defeliciana che privilegia le ragioni della Storia a quelle dell'ideologia. Ecco dunque gli apporti sulla Seconda guerra mondiale e la rilettura di alcune sue pagine controverse, dal Proclama Alexander all'eccidio di Porzûs, dal massacro di Cefalonia fino alla sorte dei prigionieri italiani in Russia, scandagliate senza cedere alla retorica ma poggiando sulla progressiva derubricazione delle carte d'archivio; gli studi sull'8 settembre 1943, arricchiti anch'essi con materiale proveniente dall'Inghilterra e dagli Stati Uniti, attraverso i quali è possibile comporre un quadro esaustivo della politica alleata nei confronti dell'Italia precedente e successiva all'annuncio dell'armistizio. Aga Rossi riconsidera così le linee interpretative dei piani per il futuro assetto dell'Europa, risale alle origini della divisione del mondo in sfere di influenza e blocchi contrapposti che tanto avrebbe inciso sulla strutturazione e sul funzionamento del nostro sistema politico, si interroga sul ruolo, sulle strategie, sul protagonismo statunitense, come pure sulle implicazioni che comporta la scelta dell'appartenenza atlantica per l'Italia. E poi, in una cornice in cui tutto si tiene, non manca di inserire l'ultimo tassello, quello del condizionamento esercitato dalla politica estera sovietica sui Paesi occidentali in cui è forte la presenza organizzata dei movimenti comunisti.

Questa ricognizione, dunque, spiega l'importanza che nella storia della cultura italiana ha avuto una voce fuori dal coro, in grado,

però, di aprire piste di ricerca decisive: la capacità di andare oltre gli schemi, il rifiuto di accettare la vulgata dominante, il contributo così apportato al tentativo di rafforzare il più possibile la memoria condivisa.

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