da Roma
Arriva lo sdoganismo, la malattia senile dellantiberlusconismo. Leggi su Liberazione la pagella di Silvio Berlusconi e ovviamente fai un salto sulla sedia. È vero, sotto la direzione di Piero Sansonetti il quotidiano di Rifondazione ama stupire, e questa estate ha suscitato un putiferio almeno in altre due occasioni, ospitando un ritratto caustico e revisionista di Enrico Berlinguer e difendendo un ex terrorista nero come Pierluigi Concutelli quando è stato arrestato per una canna. Ma lapologia di Silvio Berlusconi («Merita dieci, sta realizzando esattamente quello che aveva promesso in campagna elettorale») ha un sapore diverso, agrodolce, è leffetto di una scossa che innesca ancora una volta il cortocircuito del paradosso nella politica italiana. Sullo stesso quotidiano Giulio Tremonti ottiene un altro voto semiserio, ma apologetico: «Nove. Capace di essere contemporaneamente, alla stessa ora, su tre canali diversi. Capace di apparire uno dei pochi anti-globalisti. Lunico negli ovattati salotti televisivi». E il sei affibbiato a Ignazio La Russa fa da corredo, in realtà, a un giudizio più che lusinghiero: «Da tempo non è più il rissoso fascista che è stato in gioventù, nel suo partito altri hanno avuto meno coraggio di cambiare».
Insomma, lo spiazzamento di Liberazione non è un episodio isolato, e si accompagna a tante altre professioni di gradimento. La futura deputata democratica Marianna Madia parlò (in campagna elettorale!) di un «leader che ascolto di più, da economista»: era Tremonti. Con la singolare coincidenza che il ministro dellEconomia, a sinistra, raccoglie i consensi dei più radicali e dei più moderati. E alla corte di Enrico Cisnetto, un mostro sacro del giornalismo italiano come Eugenio Scalfari si è prodotto in un elogio impensato del ministro della Cultura: «Per come parla Sandro Bondi lo incarterei e lo porterei a casa. Ma come fa a stare in quel partito?». Proprio Bondi, uno che è nel mirino della satira più feroce. Giustamente Roberto DAgostino, riportando la notizia, ci ha sparato unapertura del suo sito, vedi alla voce «Sdoganamento». E che dire di Valentino Parlato, firma storica de il manifesto? Di Berlusconi ha scritto: «Bravo il Cavaliere sullaccordo Italia-Libia, gli altri governi non ci sono riusciti». Per non parlare del piano Alitalia che (sempre secondo Scalfari) «Non è una bufala ma...», e che ha diviso mirabilmente la famiglia Colaninno. Il padre Roberto che spiega «non potevo tirarmi indietro», e il figlio Matteo che lo critica. Certo, Francesco Cossiga aveva detto, con una delle sue memorabili sentenze, che Colaninno «è un imprenditore che ha il cuore a sinistra e il portafoglio a destra», ma intanto era anche il capitano coraggioso di DAlema, e anche lì è sdoganamento. Così come è sdoganato Luca Barbareschi, elogiato da un rifondatore di indubbio pedigree intransigente come Citto Maselli, così come è sdoganata Mara Carfagna, difesa a sinistra dalle donne diessine (e ancora una volta da Sansonetti) e invece criticata a destra da un opinionista come Filippo Facci. Anche Gianni Alemanno è stato così sdoganato da creare una piccola sotto-moda (lo sdogalemannismo), e addirittura un caso estivo, quando a principe dei suoi sdoganatori si è autoeletto nientemeno che un ex premier progressista come Giuliano Amato.
Sdoganatissima per antonomasia è Giorgia Meloni, la postmissina pura e dura che piace molto a sinistra, sdoganata da una ex deputata di Rifondazione come Elettra Deiana («È molto meglio di tante donne di plastica del Pd»), sdoganata da un osso duro come Vincenzo Visco, e persino sessualmente sdoganata da Paola Concia, unica deputata lesbo dichiarata del Parlamento: «Che dire? La stimo, mi piace, tra le ministre è lunica che mi farei». Gettonatissima anche Roberta Polverini, leader dellUgl che ruba metalmeccanici alla Cgil.
Volendo ragionarci sopra, anche lo «sdoganismo», come l«antiberlusconismo», è figlio di un gioco di specchi tra contrari esasperati, e quindi a suo modo un eccesso.
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