«Libri capolavoro in pericolo ma mancano i fondi»

Tre anni. Sembrano nulla per un libro che ha attraversato i secoli. Ma per un uomo sono sufficienti a sentirsi con le mani legate: risale infatti all’inizio del 2007 un elenco di interventi di restauro, urgenti già all’epoca, cui gli uffici della Sovrintendenza non riescono, ancora oggi, a dare il via. Diminuite le risorse, duplicate le procedure, per non parlare dei bandi, così complicati che spesso molte biblioteche gettano la spugna e non vi partecipano nemmeno. Ornella Foglieni, dirigente della Sovrintendenza per i Beni librari, è un po’ la memoria storica degli uffici che dal 1972 si prendono cura delle oltre 200 biblioteche lombarde, fra fondi storici, biblioteche pubbliche e private ma di interesse locale. E dagli scaffali estrae un faldone alto così: «Brera richiede un intervento sui volumi dell’800 e del 900 - spiega Foglieni -, queste sono le richieste del Conservatorio, queste vengono invece dalla Sormani: a chiedere un piccolo «lifting» sono edizioni di Leopardi, una Ventisettana dei Promessi Sposi, alcune copie della Historia di Corio e un’edizione settecentesca del Machazor ebraico. Non sempre sono libri che «fanno notizia», ma di sicuro sono libri in pericolo». E allunga un elenco che farebbe la felicità di ogni bibliofilo
Incunaboli, cinquecentine con opere o compendi di Cicerone e Tommaso D’Aquino: nella relazione vedo carte corrose, danno biochimico e gore d’acqua. A occhio e croce questi libri non se la passano bene
«Queste sono le richieste della società Storica Lombarda di via Morone: c’è una bibbia latina del 1498 con legatura rovinata e da sottoporre a deacidificazione. Poi un compendio di Cicerone del 1550 con nervature spezzate. Nel 2007 le biblioteche mi hanno mandato i loro desiderata, seguendo una circolare che stabiliva le nuove regole per accedere ai finanziamenti. Ma da allora non abbiamo potuto evadere nessuna richiesta»
Perché?
«Perché le priorità sono state altre, per esempio l’organizzazione museale, e perché fino al 2002 c’era una programmazione annuale degli interventi. Oggi invece si prosegue per bandi. Inoltre il settore Beni librari converge insieme ad altri in un più ampio settore di Diffusione dei saperi»
Un vecchio refrein: un quadro da restaurare fa più notizia di un libro, ma a che «priorità» avete potuto provvedere?
«Per i quadri è più facile trovare uno sponsor, in questi anni abbiamo restaurato il deposito legale di Lachiarella e siamo intervenuti sul Fondo Roncalli di Vigevano»
Com’è cambiato il budget nel tempo?
«In linea generale c’era un budget di circa 200 milioni di lire che si quadruplicava se si includevano anche gli interventi di tutela».
Già, la tutela: il «Codice» varato nel 2004 dall’allora ministro Urbani lascia la tutela a mezza via fra Stato e Regioni: è un nodo irrisolto che vi da problemi?
«Il presidente Formigoni si è battuto da subito e poi insieme all’assessore Zanello per far trasferire completamente la tutela alle regioni. Questo ci permetterebbe di lavorare meglio. Alcuni beni non si inquadrano in una sola categoria: una carta geografica è una stampa, un manoscritto o entrambe le cose? Nel dubbio spesso nessuno se ne occupa. Il Codice intendeva creare uffici ad hoc che si occupassero per esempio di fotografie, di spartiti. Ma il quadro normativo è rimasto incompiuto»
Proprio a causa della tutela che resta nelle mani dello Stato, che cosa pensa della sfascicolazione del Codice Atlantico?
«È una buona operazione, ma come Soprintendenza avremmo voluto essere interpellati subito: si trattava di restauro e conservazione, materia trasferita alle Regione»
E invece?
«Invece, ora veglieremo sulla tutela e sulla circolazione: vorremmo piena garanzia che nessun foglio vada perso e venga conservato al meglio»
Domani apre Ifla: su cosa verterà il suo intervento?
«Parlerò del censimento che, dal 2005, stiamo conducendo sui manoscritti lombardi conservati nei fondi locali come La Queriniana di Brescia, l’Angelo Mai di Bergamo o la Teresiana di Mantova.

L’obiettivo è recuperare quelli di cui si era persa catalogazione con la soppressione di molte biblioteche di istituzioni religiose»
È vero che non ha gradito l’esposizione del De Divina proportione di Luca Pacioli in mezzo alla Galleria: troppo pericoloso. Qualcuno potrebbe urtarlo...
«Avrebbero potuto arricchire ulteriormente il programma di visita ai fondi: portare insomma le persone dentro le biblioteche e non farne uscire i libri»

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