Eleganti, insospettabili, geniali. Sono i grandi impostori di cui parla Domenico Vecchioni, ambasciatore italiano a Cuba, nel suo ultimo libro. Una trentina di storie vere, i cui protagonisti hanno in comune una spericolata faccia tosta. Si parte così dalla straordinaria carriera del clown Otto Witte, che approfittando di un temporaneo vuoto di potere nell'Albania appena divenuta indipendente riesce a farsi incoronare re, per arrivare al gentiluomo misterioroso che nel 1964 compra un gioiello da 200 mila franchi con il denaro dello stesso gioielliere che glielo ha venduto. Per passare all'uomo che, nel 1925, riuscì addirittura a vendere la Torre Eiffel. Si tratta del boemo Victor Lustig, che all'apice di un'onorata carriera di geniale truffatore, approfitta delle difficoltà finanziarie dell'amministrazione parigina per inscenare la vendita delle torre al miglior offerente tra gli imprenditori pronti a smantellarne la mole per prendersi l'acciaio. Il primo ad abboccare verserà anche una tangente, salvo poi accorgersi di essere stato gabbato e di non poter nemmeno rivolgersi alla polizia per non cadere nel ridicolo. Una vicenda resa celebre anche da un film di Claude Chabrol, cosiccome lo fu anche il caso Stavinky che ispirò sia un'opera di Alain Resnais, con Jean Paul Belmondo, sia uno sceneggiato tv di Luigi Perelli. Storia di un truffatore seriale anche in questo caso, che tuttavia - nel clima scaturito dalla grande recessione, fertile terreno per propagande antisemite - si prestò ad una significativa strumentalizzazione politica. Ancora intrecci con il cinema anche nella vicenda delle false memorie del miliardario Howard Hughes, cui si ispira «The Hoax» (L'imbroglio) con Richard Gere.
Ma anche un grande inganno come l'invenzione di un'antica «scuola della Loira» per vendere più mobili in tempo di crisi, da parte dell'ebanista francese Andrè Maifert, può lasciare un segno nell'immaginanzione del lettore: non tutte le imposture vengono per nuocere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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