Non mi perdo mai le divagazioni di Luca Goldoni sulluniverso dei nostri amici a quattro zampe, le cui vite sono di norma molto più brevi di quelle degli umani. Accade così che dobbiamo più volte assistere alla loro vecchiaia e piangere la loro morte. Goldoni racconta in questo suo ultimo libro - Asino che sei, storie di animali che cilludiamo di conoscere, editore Mursia, pagine 145, 12 euro - la fine di Full, il suo pastore tedesco. «Soffriva la progressiva paralisi delle zampe posteriori. Trascinandole sera ferito e nella piaga le mosche avevano deposto le uova, erano nate le larve che si moltiplicavano nonostante le nostre cure. Il veterinario ci disse che Full poteva tirare avanti qualche settimana e allora decidemmo di porre fine a uninutile tortura. Continuammo a carezzarlo sulla testa mentre il medico cercava una fragilissima vena in cui iniettò un sonnifero: si addormentò subito e allora il medico gli fece liniezione finale. Continuammo a carezzarlo piangendo silenziosamente».
So quale sia lo strazio quando una di queste creature fedeli se ne va. Ho considerato una benedizione il modo in cui il mio vecchio Golia ha tolto il disturbo. Mha accompagnato alla porta, sdraiandosi sulla moquette in anticamera. Pareva normale. Al ritorno lho trovato nella stessa posizione, il cuore aveva cessato di battere. Adesso io ho un altro Golia e una Gilda, entrambi barboncini come il Golia precedente. A loro saggiunge una gatta portata piccolissima dalla Grecia, Stellina. Vivono in perfetta concordia.
Goldoni invece ha un cane meticcio preso al canile, Snoopy, cui ha aggiunto un cucciolo di pastore tedesco, Altolà, e una micetta persiana: battezzata Schumy (da Schumacher) per le sue curve in derapata. Pare che anche Goldoni, come me, riserbi imparzialmente il suo affetto sia ai cani sia ai gatti. Cito dal libro: «Con il vecchio tormentone delle cose di destra e di sinistra (vasca da bagno, risotto di destra; doccia, pasta e fagioli di sinistra) qualcuno ha teorizzato che chi sceglie il cane ama comandare, mentre chi preferisce il gatto ama la par condicio e sotto sotto nasconde una propensione masochistica... Certamente ciò che affascina nel gatto è il portamento regale di chi ritiene tutto dovuto. Provate a convincere dodici soriani a trainare una slitta al Polo». Macché slitta. La mia Stellina non riesci a convincerla nemmeno a mangiare qualcosa di diverso dalle sue schifezze iscatolate. Una fetta di prosciutto o un filetto non le fanno né caldo né freddo.
Voglio qui citare, perché mi pare che calzi bene, un modesto detto filosofico sul temperamento canino e sul temperamento felino. Pensa il cane, del suo padrone: «Questuomo mi dà da mangiare, mi dà un tetto, mi cura, mi coccola: deve essere un Dio». Pensa il gatto, del suo padrone: «Questuomo mi dà da mangiare, mi dà un tetto, mi cura, mi coccola: devo essere un Dio».
Chi tiene animali in casa deve rassegnarsi al disordine, ai graffi, ai mordicchiamenti e peggio. Le case impeccabili - ma a mio avviso un po malinconiche - sono una prerogativa di umani e di umane ordinatissimi e pignoli, il cui orizzonte domestico non prevede animali. I padroni - si fa per dire - di animali hanno spesso il difetto dattribuire loro mirabolanti doti dintelligenza. Io non cado in questo errore. Avendo due barboncini, ritenuti una razza canina tra le più intelligenti, ripeto sempre che sarà anche, ma io non ho avuto fortuna. Affetto i due ne prodigano a tonnellate, ma il cervello non è un gran che.
Mi pare che anche Goldoni non attribuisca facoltà intellettive deccezione alle sue bestie, semmai elogia la loro saggezza.
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