La lista Veltroni dichiara guerra ai crocifissi

Massimo Malpica

da Roma

Un rappresentante della lista «Roma per Veltroni» che passa la mattinata a cercare di tirar giù dalle pareti di un seggio dell’Esquilino i crocifissi, salvo poi «scusarsi» e scomparire nel nulla dopo l’intervento dei preoccupati coordinatori della lista civica del sindaco uscente. Ottocento presidenti di seggio che rinunciano alla «chiamata» all’ultimo momento e che vengono sostituiti da vigili urbani, che però in quanto dipendenti comunali sarebbero incompatibili con l’incarico. Migliaia di schede elettorali «non valide» a causa di un refuso nel XVII municipio della capitale: mancava il rigo per segnare la preferenza accanto al simbolo della lista civica di Gianni Alemanno.
Esordio vivace e ricco di polemiche nella capitale per la «due giorni» che eleggerà il nuovo sindaco di Roma e i presidenti dei 19 municipi cittadini. Si comincia di prima mattina, quando in via Bixio - all’Esquilino, la «Chinatown» romana - all’apertura dei seggi scoppia una polemica. C’è il rappresentante di lista di «Roma per Veltroni», Enrico Modigliani, che in un impeto di irrefrenabile laicità comincia a girare per i seggi allestiti nella scuola chiedendo ai presidenti di togliere dal muro il crocifisso.
«Di fronte al rifiuto o alle domande dei presidenti - racconta uno scrutatore - ha mostrato testi di sentenze stampate da internet. I rappresentanti delle altre liste erano perplessi, qualche elettore si è anche lamentato. In una sezione, la 11, il presidente ha resistito, senza obiettare nel merito, ma limitandosi a dire che non era competenza del personale di seggio modificare l’arredamento. Modigliani ha fatto mettere a verbale che si trattava di un “simbolo identificativo elettorale” che non poteva essere lasciato all’interno del seggio». La notizia comincia a circolare e fa rumore. Il sindaco in campagna elettorale ha rastrellato alleati ovunque, ci sono pure i «Moderati per Veltroni» a sostenerlo: quasi tutti transfughi della Cdl, guidati da Alberto Michelini, che con la sua decennale appartenza all’Opus dei proprio mangiapreti non è. Lo stesso primo cittadino non disdegna frequentazioni vaticane, tanto da essersi fatto insegnare un po’ di bavarese per impressionare Benedetto XVI alla prima udienza con il nuovo pontefice.
Poi un consigliere comunale uscente di An, Marco Marsilio, detta alle agenzie un velenoso comunicato, stigmatizzando un’azione «vergognosa» e il «fondamentalismo laico» che «alligna a sinistra anche in quelle forze che si dicono moderate», e la «mossa» del rappresentante di lista comincia a somigliare a un clamoroso autogol. Una delegazione della lista Veltroni accorre per risolvere il nascente incidente diplomatico. Risultato, nell’imbarazzato silenzio «ufficiale» del centrosinistra, il laicissimo rappresentante veltroniano corregge il tiro. E, obtorto collo, chiede scusa: «Mi rendo conto che questo può essere interpretato come un esasperato fondamentalismo laico che può urtare le sensibilità e le coscienze di molti cattolici. Non era questa la mia intenzione. Mi scuso se questo piccolo episodio ha suscitato polemiche e, proprio per evitare strumentalizzazioni politiche, ritengo sia giusto ritirare le riserve espresse».
Il dietrofront non spegne le polemiche di chi considera l’episodio non così piccolo. Per Giorgia Meloni, vicepresidente della Camera e presidente di Azione giovani, le scuse «non bastano di fronte al silenzio assordante dei partiti del centrosinistra». «Vorremmo sapere cosa pensano i cattolici dell’Unione - spiega la giovane parlamentare di An - di questo accanimento nei confronti dei simboli della Cristianità che riaffiora prepotentemente nonostante tutte le belle parole e le dichiarazioni di intenti pronunciate in campagna elettorale».
Un altro «giallo» lo solleva invece Roberto De Santis, candidato sindaco della lista «Ecologisti», intenzionato a diffidare con un esposto-denuncia Veltroni dal «procedere all’apertura delle urne» dopo che moltissimi presidenti di seggio sono stati rimpiazzati da vigili urbani, «costretti ad affrontare le problematiche del voto - scrive De Santis - forniti di un solo opuscolo e senza preparazione adeguata». Paventando il rischio di «gravi irregolarità», inoltre, l’«ecologista» chiede «la verifica da parte delle autorità competenti dell’effettiva incompatibilità dei vigili, in quanto dipendenti del Comune, a ricoprire tale ruolo».


Problemi, infine, nel XVII municipio, dove i seggi sono stati aperti in ritardo per un errore tipografico nelle schede per le elezioni dei «parlamentini». Sono state rimpiazzate da altre stampate al volo, ma su molte delle nuove schede, a causa dell’inchiostro fresco, si sarebbero sovrapposti i simboli dei partiti. Quando il voto è un pasticcio.

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