L'Italia ne esce benissimo. Nonostante i "dissidenti"

L'Italia ne esce benissimo. Nonostante i "dissidenti"
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Oggi chiude la Buchmesse di Francoforte. È la fiera d'affari più importante al mondo e l'Italia è stata l'ospite d'onore per la seconda volta nella storia della manifestazione. Il nostro Paese ha offerto una serie di incontri all'insegna del pluralismo, della varietà e della autorevolezza. Per capire come è andata, basterà dire che tutti gli appuntamenti hanno registrato il tutto esaurito. Ci sono state le lezioni di Stefano Zecchi, Carlo Rovelli, Susanna Tamaro, Alessandro Baricco e tanti altri. Ci sono stati confronti tra destra e sinistra come quello tra Alessandro Campi e Andrea Romano. La divulgazione, nel miglior senso della parola, ha riempito la sala con Aldo Cazzullo e Alessandro Barbero. Ci sono stati i narratori come Daniele Mencarelli e i poeti come il nostro Giuseppe Conte. Per le istituzioni è stata una sfida. Il centrodestra aveva il compito di organizzare e dimostrare che le proprie ambizioni in campo culturale non sono velleitarie. Il discorso del ministro della Cultura Alessandro Giuli è stato apprezzato dagli intellettuali, non solo d'area, ma soprattutto dagli editori. Mentre l'industria coglieva le aperture e la promessa di difendere il mercato editoriale, i buontemponi si interrogavano sul passaggio relativo al «pensiero solare», parole di Giuli, senza capirci niente. Non è Evola, carissimi: sono Albert Camus e Franco Cassano. La conclusione è ovvia e molto triste. Gli esegeti delle parole del ministro non conoscono Evola, Camus e Cassano. Filotto d'ignoranza. Per altro, Evola è certamente discutibile ma prima di sproloquiare sarebbe fondamentale leggere la recente e monumentale biografia scritta da Andrea Scarabelli. Nel Padiglione italiano, e anche nello stand collettivo degli editori, abbiamo visto l'Italia ragionevole, quella che non lancia scomuniche, non ha «nemici» ideologici e non è afflitta dal narcisismo etico, quella malata convinzione di essere giusti, puri, migliori degli altri. La protesta degli scrittori resistenti (non si sa a chi) si è rivelata non solo spuntata, visto che in Italia non c'è un regime totalitario, ma anche fuori luogo. I dissidenti sono altri, non certo i nostri autori.

È profondamente sbagliato spacciarsi o lasciarsi spacciare come tali a cinquanta metri dai padiglioni di Paesi dove si rischia l'ergastolo per un libro. A volte, un po' di pudore sarebbe necessario per evitare figuracce.

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