Suore, delitti e Beati Paoli: i misteri e le leggende di Palermo

Sono tante le leggende che si accostano alla storia vera di Palermo, dalla baronessa di Carini ai Beati Paoli, passando per un certo numero di fantasmi

Suore, delitti e Beati Paoli: i misteri e le leggende di Palermo

Palermo è molte cose. È una città ricca di profumi, di persone, di storie e di leggende. Tra queste strade, da un lato si è consumata la storia, quella dei tanti incontri, delle influenze culturali, delle dominazioni che si sono ripercosse sulla lingua, sulle tradizioni, sull’enogastronomia.

Ma c’è anche un lato misterioso in Palermo, un apparato costruito sulle leggende che non fanno che aggiungere fascino a questa città protesa sulla costa siciliana. D’altra parte Palermo diede i natali a Giuseppe Balsamo, che secondo la vulgata più accreditata fu noto ai più come il mitico Conte di Cagliostro. E queste che seguono sono solo alcune delle leggende e delle curiosità palermitane più celebri.

La fontana di piazza Pretoria

Fontana piazza Pretoria

In piazza Pretoria si trova una suggestiva fontana: edificata nel 1554, era destinata a tutt’altro utilizzo. Il progetto era infatti nato per adornare a Firenze il giardino di un palazzo gentilizio del committente, la cui famiglia però non potè pagare e quindi il monumento fu posto nella piazza palermitana proprio di fronte al municipio.

Ma la collocazione della fontana non colpì tutti positivamente, in fondo si era proprio negli anni della Controriforma: molti si indignarono per via della nudità delle statue che adornavano la fontana. Pare che tra i tanti indignati ci fosse anche un gruppo di suore, le quali uscivano dal convento nottetempo per coprire le pudenda delle statue con dei lenzuoli. Per questa ragione, il monumento è chiamato comunemente fontana della Vergogna.

Storie di fantasmi

Palermo

A proposito di suore, nell’apparato mitico di Palermo esistono alcune leggende riguardo a suore fantasma. Per esempio, pare che durante la realizzazione del Teatro Massimo siano stati abbattuti degli edifici religiosi e che la tomba di una madre superiora sia stata profanata: la suora avrebbe fatto sì che i lavori per il teatro durassero ben 23 anni e che la struttura restasse chiusa per altri 23. C’è chi giura che la suora si aggiri ancora tra le quinte e per questo venne realizzata una scritta sulla facciata del teatro, in modo da stemperare la sua rabbia: “Vano delle scene è il delitto”.

C’è anche la leggenda, molto triste, del fantasma di una suora che secondo alcuni si affaccia dal campanile della chiesa della Mercede: la religiosa cerca invano nei secoli la sua bambina. Pare infatti che la suora oggetto della leggenda fosse in vita una donna laica che aveva subito una violenza: al parto la bimba, che nonostante tutto era desiderata, le fu tolta e lei fu costretta a chiudersi in convento.

Un altro fantasma è un po’ più noto degli altri: si tratta della baronessa di Carini, il cui spettro si ritiene intrappolato nel castello in cui venne uccisa. Gran parte della notorietà della vicenda si deve a uno sceneggiato Rai del 1975, all’interno del quale una ballata cantava la morte della nobildonna, con la voce, in dialetto siciliano, del grandissimo Gigi Proietti. La storia della baronessa: donna Laura si era sposata con il barone di Carini a causa delle nozze combinate ma era infelice. Per questa ragione aveva tradito il marito con un uomo che amava: così il padre e il marito la assassinarono e lei, nel cadere al pavimento senza vita, lasciò una sua impronta di sangue sul muro del castello.

Nella vicenda della baronessa di Carini, si fa cenno alla detta dei Beati Paoli, detti i Vendicosi. Pare che i membri fossero palermitani appartenenti alle classi subalterne che cercavano vendetta, di notte e con il capo coperto da un cappuccio, dai componenti delle famiglie gentilizie.

Ne veniva rapito uno alla volta, perché fosse condotto nella Palermo sotterranea, processato e giustiziato. Se questi cunicoli sotterranei esistono veramente, non altrettanto certe sono le usanze (e la stessa esistenza) dei Beati Paoli.

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