Luce sull’Arengario per Mila Schön Un film ripercorre i 50 anni di stile

«La nuova collezione Mila Schön guarda alla storia ma è proiettata verso il futuro». Ecco il succo della sfilata che domani renderà omaggio alla signora dell’eleganza scomparsa la notte del 4 settembre a 92 anni. Ad anticipare l’evento a cui Mila Schön sarà ancora presente (tanto nei ricordi quanto nell’eredità stilistica), la designer 29enne Bianca Gervasio, dallo scorso febbraio mente creativa della Maison. «Abbiamo riproposto il tessuto double che l’ha resa celebre, ma con nuove tecniche, materiali e accessori innovativi e pezzi strong. Il tema ricorrente saranno le linee geometriche del quadrato e del rombo, oltre ai ricami in organza e paillettes». Le forme geometriche che la signora Carmen Nutrizio (questo il vero nome) declinava sia nei grafismi ispirati all’arte contemporanea, sia nei tagli degli abiti. Le stesse forme che, fino al 12 ottobre, tutti potranno vedere a Palazzo Reale nella mostra Mila Schön - Linee Colori Superfici.
Curata dall’architetto Piergiorgio Robino, la mostra racconta mezzo secolo di storia della griffe nata a Milano nel 1958 in un piccolo atelier d’alta moda di via san Pietro all’Orto. E della signora che nel 1960 «ha inventato la moda a Milano: perché è stata la prima ad aprire un negozio in via Montenapoleone», come racconta Robino. Il curatore è partito proprio da qui. E ha ricostruito la storia della stilista attraverso un percorso fatto di abiti di oggi e di ieri che si snoda lungo le strade di geometria, storia e ricerca.
Il percorso parte dalla prima intuizione della signora Schön, che amava la perfezione e trovava antiestetiche le fodere all’interno degli abiti: il tessuto double. Inventato non per avere un capo sfruttabile da entrambe i lati, ma per confezionare vestiti dal tessuto perfetto, dentro e fuori. Eleganza pura. Proseguendo gli abiti diventano più preziosi, quasi opere d’arte. A fine ’60 l’amicizia con il fotografo Ugo Mulas le permise infatti di conoscere artisti allora emergenti come Fontana e Noland. Ecco allora gli abiti a trapezio «spezzati» dal taglio di Fontana, le tuniche tempestate di pietre e paillettes con le quali la stilista rendeva omaggio agli amici pittori, ma anche a Klimt, al lusso di Tiffany e ai grafismi di Calder degli anni ’90. Dopo un mosaico di bozzetti, si passa attraverso la ricostruzione dei laboratori di idee, in cui la stilista riusciva a conciliare sperimentazione e rigore, purezza e invenzione, femminilità e geometria. E alla fine si rimane a bocca aperta e si capisce che quella della Schön era (ed è ancora) una maison che fa anche ricerca, oltre che sui tagli e sui tessuti, anche sui volumi. Una sorta di installazione architettonica sarà anche lo spettacolo che andrà in scena domani alle 19 in piazza Duomo. Un altro omaggio di Milano al lavoro della signora di origini dalmate, questa volta aperto a tutti.

La facciata dell’Arengario accenderà il grande schermo multimediale sul quale verrà proiettato un filmato dedicato ai 50 anni di carriera della Maison. Tutto all’insegna dell’eleganza, quella che secondo Mila Schon «è l’opposto della stravaganza ed è la personalità dello stile».

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