Maestre sulle barricate, 2.300 bambini a casa

(...) che abbiamo come Comune. Quello che vogliamo è dare continuità al servizio delle educatrici, quindi non interrompere il rapporto con loro». Una continuità, quella invocata dal sindaco, che ha avuto come risultato un servizio discontinuo e a singhiozzo anche ieri, dopo il caos di martedì, e che ha messo in seria crisi, anziché avvantaggiare, migliaia di milanesi
Sul tavolo delle trattative da un lato la proposta del Comune - ritirare gli ordini di servizio e non prendere provvedimenti disciplinari nei confronti delle educatrici «disobbedienti», dall’altro i sindacati che impegnano le educatrici volontarie, e solo le volontarie, a garantire il servizio.
Verso le 21 la rottura il comune rifiuta le proposta del sindacati e rimanda la trattativa al giorno dopo. Seguono momenti di tensione, i rappresentanti delle educatrici quasi non permettono ai dirigenti di Palazzo Marino di andare via, minacciano di occupare la sede: vogliono riprendere a trattare. I dirigenti alla fine accettano e il tavolo si riapre.
Intanto l’indignazione e la rabbia dei genitori monta. «Riteniamo inaccettabile il modo in cui il comune sta gestendo i centri estivi - dichiara l’associazione Chiedoasilo -. I nostri bimbi sono rimasti a casa, perché molti nidi e scuole d’infanzia non li hanno accolti oggi, giorno di apertura. In altre sedi i servizi sono stati garantiti in modo parziale, discriminatorio e irresponsabile, senza rispettare il rapporto minimo educatrici/bambini. Noi genitori dopo aver comunque riposto fiducia nei servizi comunali, ci troviamo ad affrontare ulteriori disagi e siamo lasciati soli nel conciliare lavoro e famiglia. A fronte di un’amministrazione irresponsabile e incapace di assumersi le proprie responsabilità, chiediamo la revoca dell’incarico per l’assessore Moioli e il direttore Carmela Madaffari».
«È la prima volta che il primo luglio - denunciano in una nota Cgil e Funzione pubblica della Lombardia - non è possibile accogliere tutti i bambini e le bambine iscritti, dal momento che non si è provveduto a concordare con le organizzazioni sindacali le modalità di partecipazione del personale alla gestione del servizio stesso. Il Comune ha dimostrato scarsa capacità organizzativa rispetto a un tema delicato e complesso».
A farne le conseguenze le famiglie di 10mila bambini: nessuno asilo o materna è rimasto chiuso, anche se 5 asili nido su 65 hanno funzionato parzialmente (fino alle 14 o 16), costringendo anche ieri i genitori a prendere permessi dal lavoro o giostrarsi in equilibrismi tra parenti, vicini di casa e amici, nei migliori dei casi. Su 2888 bimbi iscritti 602, infatti, sono rimasti a casa. Di 569 educatrici previste solo 412, infatti, erano al lavoro. Il risultato: classi sovraffollate e bimbi lasciati a se stessi.

Stessa situazione nelle scuole materne, dove 17 su 73 hanno funzionato a metà: in totale su 6722 bimbi iscritti 1736 sono rimasti a casa. Insufficienti le educatrici: su 682 previste hanno prestato servizio in 460. Risultato? Nell’asilo di via Monte Popera, a Rogoredo, tanto per fare un esempio, c’erano due insegnanti per 69 bambini.

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