Palermo - Catturato dai poliziotti della mobile di Palermo Francesco Di Fresco, latitante dal 1995, esponente di spicco della famiglia di Corso dei Mille, del mandamento di Brancaccio. E' uno dei primi cinque ricercati per mafia. Era destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per omicidio, sequestro di persona e distruzione di cadavere.
Arrestato Di Fresco Il latitante 53enne era sfuggito alla cattura dal '95: contro Di Fresco venne firmata un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per omicidio premeditato in concorso, sequestro di persona e distruzione di cadavere. L’uomo era in un appartamento vicino all’ospedale Villa Sofia. Di Fresco sarebbe affiliato al mandamento di corso dei Mille-Brancaccio e viene indicato dagli investigatori come uno dei cinque latitanti di Cosa nostra più pericolosi a Palermo.
Pedinamenti Gli uomini della catturandi, guidati da Gianfranco Minissale, per mesi hanno sorvegliato i familiari del ricercato. L’indagine ha avuto un’accelerazione a metà agosto: la moglie del capomafia non usciva mai di casa, ha trascorso nel lussuoso appartamento il Ferragosto e si assentava sempre per brevissimi periodi. Lo strano comportamento della donna ha confermato i sospetti degli inquirenti che, lunedì scorso, hanno fatto una perquisizione nell’abitazione. Il tavolo della cucina era apparecchiato per tre persone: circostanza che la Bonura ha spiegato sostenendo che a pranzo, oltre a lei e alla figlia, studentessa universitaria, sarebbe arrivato il figlio Giuseppe, che lavora come dipendente al distributore di benzina. Ma gli investigatori sapevano che il ragazzo non rientra mai a mangiare.
La planimetria Durante la perquisizione gli agenti hanno notato che la struttura della casa era diversa dalla planimetria a loro disposizione. In particolare ad insospettirli è stato un armadio poggiato a una parete. Gli inquirenti hanno scoperto oggi che nascondeva una sorta di stanzetta di un metro e 20 per 50 centimetri in cui il latitante entrava quando arrivava qualcuno a casa. Mentre lunedì gli agenti rovistavano la casa il boss era dentro il locale ricavato dietro l’armadio. "Il fatto che il capomafia non si sia mosso, nonostante la perquisizione dei giorni scorsi - ha spiegato il procuratore aggiunto che ha coordinato l’indagine, Vittorio Teresi - vuol dire che si sentiva tranquillo. Il fatto di non essere stato trovato dagli agenti l’aveva convinto che il covo era sicuro".
La soddisfazione di Maroni Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ha telefonato al capo della polizia, prefetto Antonio Manganelli, per congratularsi dell’arresto del boss Francesco Di Fresco, già ricercato dal 1995.
"Grazie al lavoro straordinario della Squadra mobile di Palermo - spiega Maroni - oggi è stato inferto un altro durissimo colpo alla mafia. Di Fresco, infatti, pur essendo inserito nell’elenco dei 100 latitanti, era considerato uno dei più pericolosi ricercati di cosa nostra a Palermo".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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