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Mafia e politica La fiaccola che scotta in mano a Burlando

La fiaccolata evidentemente emana un fascino irresistibile. Sarà che l’idea di girare al buio con le torce rievoca le coinvolgenti cacce alle streghe per le quali venivano mobilitati interi paesi, ma ancor oggi al richiamo della passeggiata al chiarore della sacra fiamma purificatrice molti politici non riescono proprio a resistere. Tra questi certamente Claudio Burlando, che questa sera sarà a Sanremo per prendere parte alla fiaccolata «Accendi la legalità, spegni le mafie». Un percorso che si snoderà lungo le strade della città dei Fiori, casualmente nell’azzurra provincia di Imperia. Casualmente vicino a Bordighera, epicentro di quel terremoto giudiziario-politico che ha azzerato la giunta che riceveva troppe pressioni da sospetti malavitosi e che ha coinvolto il vice coordinatore regionale del Pdl, Eugenio Minasso.
Nei rapporti dei carabinieri compaiono fotografie, rapporti di incontri e contatti vari tra politici e presunti boss. E così, mentre le indagini della direzione distrettuale antimafia contro le infiltrazioni della ’ndrangheta proseguono senza sosta, ce n’è abbastanza per gridare alla corruzione dei politici e chiedere legalità. Ce n’è abbastanza per riaccendere il sacro fuoco purificatore e mobilitare i moderni crociati della verità. E Burlando un’occasione così non se la perde di sicuro.
Poi magari capita che dalle elezioni regionali del 2005 i controlli della direzione antimafia si estendano alle elezioni regionali del 2010. Dai calabresi a Sanremo ai calabresi a Genova. Che al nome di un politico del centrodestra si aggiunga quello di un politico del centrosinistra. Con gli stessi indizi. Intercettazioni, telefonate, fotografie, contatti, incontri. Insomma, le indagini proseguono senza fermarsi a scegliere l’obiettivo a seconda della targhetta di partito da cui è coperto. E fanno emergere il nome di Rosario Monteleone, leader regionale Udc, presidente del consiglio della Regione Liguria. Gli arrestati, intercettati, hanno detto di avergli garantito pacchi di voti perché «ha promesso un posto di lavoro al genero» di uno loro. Detto così, si chiama voto di scambio, come quello di Minasso. E come quello di Minasso, è finora certificato dalla parola di un presunto malavitoso.


Monteleone garantisce che si tratta solo di millantato credito e allo stato è doveroso credere a lui. Lo farà certamente anche Burlando. Siamo certi che, di ritorno da Sanremo, la sacra fiamma purificatrice della sua fiaccola si spegnerà. Non cercherà di «accendere la legalità» anche a Genova.

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