
Cercano quattro aggressori materiali e altri sei solo «verbali», dieci persone in tutto. Lavorano quindi sulle testimonianze dei presenti, sulle targhe delle auto e naturalmente sui video estrapolati dai filmati delle telecamere di sorveglianza dentro e fuori l'autogrill di Lainate, lungo l'autostrada Milano Laghi, i poliziotti della Digos di Milano che indagano per percosse aggravate dall'odio razziale dopo l'aggressione antisemita avvenuta domenica nel posto di ristoro dell'area di servizio. Gli investigatori dell'ufficio politico della questura guidati da Giuseppe Marotta e Marino Graziano, dopo aver inviato una informativa dall'Aggiunto della Procura di Milano Eugenio Fusco, cercano così di risalire all'identità precisa di queste dieci persone (tra cui però non ci sarebbe alcun dipendente dell'autogrill) che hanno assalito il turista francese ebreo 52enne Elie Sultan mentre era in compagnia del figlio di 6 anni.
La prima parte dei momenti di tensione seguiti all'aggressione verbale - quella in cui l'uomo, notato mentre indossava la kippah, viene subito insultato, poi allontanato e preso a calci con frasi come «assassini, andate a casa vostra», «qui non è Gaza, qui siamo in Italia», «andate all'inferno prima o poi» - è stata filmata con il telefonino dalla stessa vittima, che subito dopo ha accompagnato il figlio nel bagno al piano interrato. Subito all'uscita dalla toilette, quindi, tre persone che lo stavano aspettando gli si sono parate davanti con fare minaccioso intimandogli senza mezzi termini di eliminare il video-choc della durata di oltre un minuto. Dinnanzi al suo netto rifiuto - come Sultan ha denunciato poco dopo al personale della Polstrada di Busto Arsizio (Va) intervenuto sul posto (ma la testimonianza dell'uomo, nel momento in cui scriviamo, è ancora in fase di verifica) - i tre lo avrebbero aggredito fisicamente, gettandolo a terra e colpendolo insieme a un altro complice con calci e pugni, il tutto di fronte al suo bambino. «Mi sono trovato a terra e ne hanno approfittato come animali prendendomi a calci» ha dichiarato il 52enne. Nel piano interrato non ci sarebbero però telecamere di sorveglianza. Un inserviente ha affermato di avere sentito le urla di Sultan al momento dell'assalto fisico, ma di non avere assistito personalmente l'aggressione fisica perché impegnato a pulire uno dei bagni. Il 52enne, che doveva rientrare a Parigi dopo il fine settimana trascorso a trovare la figlia maggiore che risiede a Milano con il marito, dopo l'aggressione non si è recato in un pronto soccorso, quindi non esiste un referto medico e per questa ragione che la Procura non procede per lesioni. Intanto ha avuto «reazioni di solidarietà che mi hanno scaldato il cuore dal mondo ebraico», ma anche un'ondata di «messaggi online contro me e mio figlio di odio e violenza» ha dichiarato il turista francese all'Ansa.
«Sono arrivati insulti antisemiti, dicendo che dovrei avere un tatuaggio al braccio, che sono autore di genocidio» conclude l'uomo. Che sostiene di stare meglio, ma porterà il figlio di sei anni che era con lui «dallo psicologo perché non ha avuto una reazione, è rimasto immobile».