
Mentre in America una storica sentenza stabilisce che la magistratura non ha il diritto di scorrazzare a piacimento nel campo della politica annullando leggi e decreti a lei sgraditi, in Italia ci risiamo con l'ingerenza delle toghe nella sfera legislativa. La nostra Corte di Cassazione ha infatti messo in discussione il contenuto sia del decreto sicurezza, sia la legittimità del centro di prima accoglienza aperto dal governo in Albania e diventato modello per diversi Paesi europei. Viene da chiedersi a cosa servano governo e Parlamento, financo che senso abbia che il Presidente della Repubblica certifichi con la sua firma la costituzionalità delle leggi, se poi ogni sforzo di risolvere i problemi naufraga sullo scoglio politico dei giudici.
Ci vuole tutta la pazienza, la tenacia e l'ottimismo di Giorgia Meloni e del suo governo per credere ancora che questo Paese sia riformabile. Prendiamo quello che sta succedendo in queste ore a Venezia dove il variegato mondo della sinistra si è ritrovato per provare a impedire, e comunque disturbare, le nozze di Bezos, il miliardario fondatore di Amazon. Il ministero del Turismo ha calcolato che l'evento lascerà sul territorio, direttamente e indirettamente, quasi un miliardo di euro che finiranno nelle tasche dei veneziani, poveri e meno poveri, ma niente, questi protestano pensando di punire i miliardari americani quando invece stanno solo punendo i veneti beneficiari di tanta insperata manna. E che dire dell'aggressione per l'aumento delle spese per la Difesa, passo inevitabile per restare tra i Paesi che contano e non diventare terreno di conquista di amici e nemici? Vagli a spiegare al partito del «no a tutto» che pagare la retta della Nato è infinitamente più vantaggioso, anche dal punto di vista economico, che avventurarsi in un impossibile e pericoloso fai da te.
Ovunque ti giri, qualsiasi cosa si faccia, trovi sempre degli italiani che remano contro l'Italia, che finché si tratta dei centri sociali uno se ne fa anche una ragione. Ma quando a sposare le cause perse sono parte dei gruppi dirigenti del Paese, gli stessi che lo hanno ridotto in queste non rosee condizioni, la domanda viene spontanea. Ma davvero ne vale la pena?