Gentile direttore Feltri,
nel solo 2024 lo Stato italiano ha speso circa 27 milioni di euro per risarcire gli errori giudiziari, dovuti perlopiù a ingiuste detenzioni. Dai dati ufficiali risulta che, negli anni dal 2018 al 2024, il totale della spesa ha superato i 220 milioni di euro con ben 4920 persone le cui domande di risarcimento sono state accolte. In generale, il risarcimento è calcolato sul valore indicativo di 235,82 euro al giorno per la detenzione e circa la metà per gli arresti domiciliari. Al top delle città per i suddetti risarcimenti spiccano Reggio Calabria, Palermo, Roma, Napoli e Catanzaro. Gradirei un suo commento al riguardo.
Gennaro Capodanno
Caro Gennaro,
tocchi un tema oltremodo grave: quello della malagiustizia italiana. Nel solo anno 2024 lo Stato ha versato circa 27 milioni di euro per risarcire errori giudiziari dovuti prevalentemente a ingiuste detenzioni. E tra il 2018 e il 2024 la somma complessiva ha superato i 220 milioni di euro, con quasi 5mila persone le cui richieste di risarcimento sono state accolte. Vero. Sono numeri che fanno rabbrividire perché non rappresentano meri costi amministrativi: dietro ogni cifra c'è un uomo o una donna cui è stata tolta la libertà, spesso la dignità, e forse persino la speranza. La nostra Costituzione stabilisce che l'imputato è innocente sino a sentenza definitiva. Eppure, nella pratica, chi viene arrestato resta in gattabuia in attesa di giudizio per anni e non di rado viene poi assolto o prosciolto, dopo lustri, decenni trascorsi dentro. Il caso di Giuseppe Gulotta è paradigmatico. Arrestato per la strage di Alcamo Marina, accusato dell'omicidio di due carabinieri, Gulotta ha trascorso 22 anni in carcere da innocente, dopo avere subito per di più torture e confessioni estorte, prima di essere assolto in via definitiva nel 2012. Ha poi ottenuto uno dei risarcimenti più alti della storia italiana: circa 6,5 milioni per l'ingiusta detenzione, con una richiesta successiva che superava i 66 milioni, per riparare i danni morali, esistenziali, materiali.
Ecco: questa è la faccia della malagiustizia. La giustizia che sbaglia, che imputa senza prove sufficienti, che condanna senza salvaguardare la dignità della persona. Con troppa leggerezza. Anzi, con una superficialità e una facilità spaventose.
Giustizia che, soprattutto, non paga mai per i propri errori. Mai. Nessun magistrato o funzionario è stato davvero chiamato a rispondere delle responsabilità in modo proporzionato a quanto è stato tolto a Gulotta e a tanti altri come lui.
Tu scrivi bene, che lo Stato risarcisce, ossia noi contribuenti, che paghiamo per gli errori altrui, ma nessuno risponde di quegli errori madornali, che rubano la vita ad un essere umano. Ed è proprio così. I risarcimenti, dolorosi e doverosi, non restituiscono la libertà strappata via, la relazione famigliare distrutta, la reputazione macchiata, la carriera mortificata, la vita privata devastata. Non c'è cifra che possa ricompensare anni buttati nel nulla. Quegli anni non tornano più.
Dobbiamo avere il coraggio di dire che non basta risarcire, serve introdurre un principio di responsabilità personale anche nel sistema giudiziario. È questa la riforma che serve con urgenza. Quando un medico sbaglia, paga. Quando è un magistrato, un investigatore, un funzionario che sbaglia al punto da condannare un innocente, dove è il conto morale e materiale? Non può esserci soltanto il danno risarcito dal bilancio dello Stato. Ci vuole adeguata sanzione.
La verità è che la nostra giustizia, per quanto onorevole nella gran parte dei professionisti che vi lavorano, lascia ancora troppi margini al potere, investigativo, giudiziario, esecutivo, senza sufficiente controllo. E chi ne paga le conseguenze sono le persone più deboli: innocenti dietro le sbarre e poi storie rimosse quando escono di prigione.
Citi le tabelle: circa 235,82 al giorno di detenzione come criterio per il risarcimento (o la metà per gli arresti domiciliari). È una multa che per quanto possa sembrare significativa non è altro che un minimo rimedio. Ventiquattro ore nell'inferno di una cella, senza il bene assoluto e inviolabile della libertà, valgono forse 200 euro? E le città in cima alla classifica dei risarcimenti lo mostrano chiaramente: Reggio Calabria, Palermo, Roma, Napoli, Catanzaro, tutte zone dove le procedure giudiziarie mostrano forte pressione, sovraccarichi, e qualche falla.
Sì, hai ragione. Abbiamo bisogno di una giustizia che funzioni davvero, che sia veloce, trasparente, imparziale. Abbiamo bisogno che chi sbaglia paghi, non solo con la carriera ferma, ma con responsabilità tangibili, e non che siamo noi a pagare i danni prodotti da altri.
Abbiamo bisogno che
la libertà tolta a un innocente non diventi una statistica, ma venga restituita nella vita reale. E soprattutto abbiamo bisogno che queste storie non restino eccezioni da raccontare, ma monito per trasformare il sistema.