L'IA e la sensibilità umana

Avuto particolare riguardo al settore della giustizia, è stata rimessa alla competenza del ministero della Giustizia la disciplina degli impieghi dei sistemi di Ia per l'organizzazione dei servizi, la semplificazione del lavoro e le attività amministrative accessorie

L'IA e la sensibilità umana
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di Maria Damiana Lesce

e Ilaria Pitingolo*

Il 10 ottobre è entrata in vigore la Legge 132/2025 in materia di intelligenza artificiale. La normativa nazionale è intervenuta a dettare regole in settori fondamentali come la sanità, il lavoro, le professioni intellettuali, la pa e l'attività giudiziaria.

Avuto particolare riguardo al settore della giustizia, è stata rimessa alla competenza del ministero della Giustizia la disciplina degli impieghi dei sistemi di Ia per l'organizzazione dei servizi, la semplificazione del lavoro e le attività amministrative accessorie. È stato poi chiarito che nei casi di utilizzo di sistemi di Ia nell'attività giudiziaria ogni decisione sull'interpretazione e sull'applicazione della legge, sulla valutazione dei fatti e delle prove e sull'adozione dei provvedimenti è sempre riservata al magistrato. Analogamente, per le professioni intellettuali (come quella di avvocati e consulenti) è previsto che l'utilizzo di Ia sia finalizzato al solo esercizio delle attività strumentali e di supporto all'attività professionale.

Tale disciplina interviene in un momento in cui ci si trova a fare i conti con i vantaggi, ma anche con i sempre più evidenti limiti dell'intelligenza simulata. È infatti indiscutibile che l'utilizzo di sistemi di Ia possa costituire un importante strumento di supporto nell'attività

di analisi, di studio e nella redazione di documenti, ma è altrettanto indubitabile - perlomeno a oggi - che tali sistemi portino con sé una serie di problematiche rilevanti in tema di responsabilità, trasparenza, affidabilità dei dati acquisiti e protezione dei dati personali. Ci si sta rendendo conto che un utilizzo dell'Ia che prescinda dal rispetto delle norme sulla riservatezza e da una attenta verifica umana sulla correttezza e pertinenza delle risposte generate rischia di divenire fonte di potenziali danni e correlate responsabilità.

Altrettanto pericoloso, soprattutto per le potenziali ricadute su diritti costituzionalmente tutelati, può rivelarsi l'utilizzo dell'Ia nei sistemi decisionali dell'amministrazione giudiziaria. Per questo motivo, il Csm ha elaborato delle importanti raccomandazioni. In attesa di agosto 2026, data dalla quale, come da regolamento Ue, gli unici sistemi di Ia che potranno essere utilizzati dai magistrati saranno quelli a marcatura Ce, il Consiglio ha escluso l'utilizzo non autorizzato di sistemi di Ia nell'attività giudiziaria in senso stretto. Fanno eccezione possibili sperimentazioni sotto la supervisione del ministero e del Consiglio e l'uso di sistemi forniti dal ministero stesso per attività organizzative ed amministrative strumentali. Sono suggerite poi alcune cautele operative che tengono conto anche degli aspetti privacy legati all'uso di sistemi di Ia.

In tale contesto, è fortemente raccomandata la supervisione umana al fine di correggere e riadattare risultati inattendibili che non garantiscano il rispetto dei diritti fondamentali, della privacy e della sicurezza. Il magistrato è dunque chiamato a responsabilizzarsi come individuo sull'utilizzo consapevole dell'Ia anche attraverso l'adempimento dell'obbligo di informazione.

Nel solco delle linee di indirizzo fornite dal Csm si pone anche il Consiglio nazionale forense che ha diramato un modello di informativa sull'uso dei sistemi di Ia che potrà essere utilizzato dagli avvocati nell'interlocuzione con i clienti. Viene posta l'attenzione sull'utilizzo dell'Ia come mero supporto all'attività professionale e sulla garanzia di una verifica attenta e accurata sia in sede di generazione del prodotto che di controllo delle fonti. D'altronde, ogni decisione giudiziaria è prima di tutto un atto umano frutto di responsabilità, coscienza e interpretazione.

L'Ia può agevolare, ma non può sostituire la sensibilità umana capace di cogliere le sfumature di un fatto o di un avvenimento che qualunque tecnologia, anche la più avanzata, non è in grado di percepire.

*studio Trifirò & Partners Avvocati

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