
Certamente la magistratura è un ordinamento autonomo, meno certo è che usi la sua autonomia in modo sempre corretto e trasparente. Un altro protagonista del sistema svelato da Luca Palamara, il procuratore Michele Prestipino, oggi ai vertici della Direzione nazionale antimafia, è stato indagato per grave violazione del segreto d’ufficio e le sue funzioni immediatamente congelate. I dettagli della storia li potete leggere in cronaca, il punto vero ancora una volta è l’incapacità del sistema giustizia di auto-rinnovarsi e ripulirsi. Il che dimostra quindi che le barricate innalzate contro la riforma proposta dal governo non sono state innalzate per difendere i sani principi costituzionali, bensì il malsano andazzo della giustizia italiana. All’indomani dell’uscita del libro-confessione di Palamara che ricostruiva oltre dieci anni di malaffare giudiziario, un importante procuratore mi chiamò: voleva parlarmi del contenuto di quel racconto scritto a quattro mani tra me e l’ex magistrato finito sulla graticola. Mi presentai timoroso di ricevere una lavata di capo, con mia sorpresa il colloquio prese tutt’altra strada: «Ho letto e riletto il vostro libro, mi sono appuntato una trentina di ipotesi di reato, ma non vostre, bensì dei miei colleghi citati. Ma non succederà nulla, cane non mangia cane e poi sono in gioco interessi troppo grossi». In effetti è andata così. Palamara a parte, nessuno dei protagonisti di quella stagione – tra cui appunto Prestipino – è stato non dico toccato ma neppure sfiorato, tutto è continuato come prima dello scandalo, i più hanno fatto pure carriera. Si sarebbe dovuta fare pulizia, si è scelto di nascondere la polvere sotto il tappeto, e lo si è fatto grazie anche a non poche complicità politiche e istituzionali. Sei anni – lo scandalo è del 2019 – buttati via con la storiella della «mela marcia Palamara», a cui nessuno ha mai creduto ma che a tutti – giornalisti compresi – ha fatto comodo per salvare mestiere e onore.
E ora hanno pure il coraggio di scioperare per fermare una riforma che, con tutti i suoi limiti, è l’unica possibilità di raddrizzare la barca. Diciamolo chiaramente: quella in atto da parte delle toghe è una battaglia di retroguardia senza alcun senso e soprattutto senza alcuna vergogna.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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