Cinzia Romani
da Roma
«Sono un cavallo cui non si possono mettere le briglie», dice di sé Anna Magnani, lattrice romana classe 1908 (scomparsa nel 1973), che a febbraio rivivrà nel documentario Anna Magnani. Ritratto dattrice, in onda su Sky Cinema Classics e presentato ieri, alla presenza, tra laltro, della nipote Olivia, attrice a sua volta. A cinquantanni dallOscar, vinto da «Nannarella» come migliore interprete femminile per La rosa tatuata di Daniel Mann, arriva un omaggio televisivo, realizzato da Katia Ippaso, Linda Ranalli e Fausto Golosi. Nelle interviste rilasciate da chi la conobbe, vibra lunica corda dellammirazione. Così la scrittrice Dacia Maraini, che incontrò la star ai tempi di Mamma Roma, sottolinea quanto «Nannarella» avesse rifiutato «la tirannia della bellezza». Marisa Pavan, lattrice che nel marzo del 1956 volò a Hollywood per ritirare lambita statuetta, a nome della collega, nella sua casa di Saint Tropez (dove ormai vive) ricorda lo stupore di Anna, nellapprendere la notizia daver vinto. E come non ricordare che nella storia degli Academy Awards sono state soltanto due le vincitrici italiane dellOscar, essendo laltra star Sophia Loren che nel 1961 ricevette questa testimonianza donore per La Ciociara? Oltre ai racconti di quanti la incontrarono, nellUrbe ancora popolare così ben descritta nel film di Bonnard Campo de Fiori, dove la Magnani, chioma corvina e pugni sui fianchi, sfoggia una vitalità contagiosa, dal 27 febbraio al 5 marzo si potrà vedere, ancora su Sky, un ciclo di film con lattrice simbolo del neorealismo italiano. Da La rosa tatuata a Il bandito di Lattuada; da Mamma Roma di Pasolini a Lonorevole Angelina di Zampa, ci sarà di che apprezzare la carriera di unartista, il cui temperamento fu croce e delizia a lei per prima.
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