Roma - Ciao ciao, senza rimpianti. Alle 13,40 di ieri Muammar Gheddafi ha lasciato l’Italia a bordo di un Airbus 340 decollato dall’aeroporto militare di Ciampino. Il Colonnello ha salito la scaletta facendosi proteggere dal sole a picco con un ombrello bianco, e ha posto fine alla visita ufficiale più irrituale degli ultimi anni. I romani hanno tirato un sospiro di sollievo, snervati dalle chiusure a soffietto del traffico inflitte dal leader libico e dal suo seguito. Chi proprio tra loro dovesse aver provato una precoce nostalgia delle stravaganze di Gheddafi, ha potuto consolarsi poche ore dopo assistendo alla sfilata del Gay Pride, evento che, in fatto di eccentricità e di mise coloratissime, è apparso talora una copia sbiadita della rutilante carovana libica che ha tenuto in scacco per tre giorni la capitale.
Gheddafi ha concluso il suo soggiorno romano con una serata all’insegna del fuori-programma e del ritardo. Difettucci che venerdì hanno mandato su tutte le furie il presidente della Camera Gianfranco Fini capace, in uno scatto di orgoglio, di annullare un convegno dopo quasi due ore di vana attesa dell’autore del libro verde. Il quale ha omesso di scusarsi, facendo sapere un po’ annoiato di avere avuto un malore. Contrattempo, questo, che non gli ha impedito solo un paio d’ore dopo la «buca» alla terza carica dello Stato di recarsi con il suo circo nel ristorante dei vip, «Dal Bolognese» di piazza del Popolo. Dove è giunto alle 21,30 in auto, dopo alcune brevi tappe per fare una passeggiatina nelle strade dello shopping romano. Al «Bolognese» Gheddafi aveva fatto prenotare dal cerimoniale italiano una sala scelta in mattinata dai suoi emissari, che avevano poi provveduto a «bonificare» gli ambienti. Ma poteva un leader estroso come lui accomodarsi a tavola senza nemmeno un capriccetto? No di certo. Ecco quindi il cambio di location: la sua scelta è caduta sulla saletta più piccola e riservata. Dieci coperti per l’entourage più ristretto, inseparabile amazzone compresa. Gli altri cinquanta partecipanti alla cenetta si sono «attovagliati» in sale limitrofe. Per Gheddafi menu leggero: caprese, tagliatelle all’arrabbiata (un omaggio a Fini?) e un branzino alla griglia. Il tutto precedentemente assaggiato da un suo dipendente libico. Niente frutta, dessert, caffè, né tanto meno vino. Solo acqua. Il cliente particolare - pur vestito in modo quasi oxfordiano: giacca nera occidentale, camicia rossa - non è passato inosservato agli altri clienti del locale, che hanno pasteggiato perlustrati dalle occhiate indagatrici di una security che al «Bolognese», dove pure è passato il Gotha della politica e dello spettacolo mondiale, garantiscono senza precedenti.
Alle 22,55, terminata la cena, Gheddafi ha lasciato il ristorante. Prima però ha preteso di farsi fotografare con il patròn Alfredo Tomaselli e con parte dello staff. Un gesto che al «Bolognese» è stato visto come un implicito apprezzamento per la cucina locale. Meglio di una stella Michelin, almeno a Tripoli e dintorni. Poi un’altra foto, stavolta con una bambina con braccio ingessato, per nulla intimorita dalle apparenze tutt’altro che serafiche del Colonnello. A tutti - famiglia della bimba e brigata del ristorante - Gheddafi ha assicurato che invierà copia degli scatti, proprio come un compagno di vacanza bonaccione al momento dei saluti. Quindi Gheddafi, che ha pure incassato un applauso da un crocchio di romani che evidentemente nei giorni scorsi non hanno avuto bisogno di girare per la città in auto, ha espresso il desiderio di vedere Roma by night e si è incamminato per un’altra passeggiata per il centro. Poi il ritorno nella Repubblica araba temporanea di Villa Pamphili, dove per una volta è stato Gheddafi a cader vittima di un’improvvisata. Quella del presidente del consiglio Silvio Berlusconi, desideroso di salutare il Colonnello e di rabbonirlo dopo l’incidente diplomatico con Fini.
«Gheddafi è un cliente originale», dirà poi il Cavaliere (di nome e di fatto), minimizzando le sue bizze. Nella mattinata di ieri, ancora altri incontri, tra cui quello con l’ad di Eni Paolo Scaroni. Gheddafi tornerà in Italia a luglio, per il G8 dell’Aquila. Dalla tenda verde di Villa Pamphili a quelle dei terremotati.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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