Francesca Amè
Dici Brera e pensi agli artisti. Dici Brera e pensi al design e alla moda. Dici Brera e pensi a vetrine che, da qui a poco e per tutto il periodo natalizio, sono più sfavillanti del solito. Brera però è come una bella donna che deve rinnovare il guardaroba se vuole stare al passo coi tempi e sentirsi ancora ammirata. Non basta laurea bohémienne. Ben lo sanno i commercianti, come spiega Renato Borghi, vicepresidente dellUnione del Commercio che ha presentato ieri uninteressante ricerca sul quartiere svolta insieme alla Fondazione Iulm. Lobiettivo? Valorizzare Brera come punto di riferimento della città attraverso un nuovo modello di gestione urbana e commerciale. Un vero e proprio progetto pilota. «Brera è un centro commerciale naturale - ha detto Borghi - e i negozi sono per il quartiere un presidio sociale e di sicurezza». Un patrimonio da valorizzare a vantaggio non solo dei residenti (che pur lo chiedono) ma anche dei tanti frequentatori che da Brera passano per lo shopping, le attività culturali, lo svago. Eleonora Scaramucci, che presiede lAssociazione di via Brera e che in zona ha un esercizio commerciale da ventanni, si toglie qualche sassolino dalle scarpe: «Dobbiamo migliorare laccessibilità al quartiere, prevedere parcheggi, migliorare la pulizia». Per rimettere il trucco a Brera non è più sufficiente liniziativa dei singoli: serve un lavoro comune, una «cabina di regia», lha chiamata lUnione del Commercio. Basta dare unocchiata ai dati emersi dallo studio «Town centre management» svolto da Luca Pellegrini, ordinario di Marketing allo Iulm, e da Luca Zanderighi, della Statale. Dallindagine che ha coinvolto oltre mille milanesi tra residenti, frequentatori e commercianti, è emerso che per molti di questi Brera è un punto di riferimento (solo il 5,8% degli intervistati non ha riconosciuto al quartiere caratteristiche particolari). Spicca dallindagine il numero degli esercizi commerciali in zona: sono circa 700 tra locali, bar e negozi (oltre un terzo è di abbigliamento e scarpe, 50 sono di antiquariato). Ma emerge anche un dato poco confortante: il 10% degli esercizi è vuoto o chiuso. Segno che Brera, che pur ha molte potenzialità, sta attraversando un momento di crisi. Secondo il progetto pilota dellUnione del Commercio e della Fondazione Iulm si rende necessaria oggi più che mai la figura di un manager di quartiere: «Un uomo - ha detto il professor Pellegrini - che sappia gestire le diverse esigenze dei residenti, delle attività economiche e delle offerte culturali». Perché Brera - che non è la sola piazzetta ma si estende sino a corso Garibaldi, passando per via Solferino - ha bisogno di una cura ricostituente cui altre aree in Europa da tempo sono state sottoposte. Questo è il significato del «town centre menagement» che, detto in italiano, si traduce con una gestione e una supervisione dei diversi interventi sul quartiere sulla base di un documento di programma condiviso. Come? La ricetta dellUnione è precisa: monitorare la concorrenza, migliorare lofferta del commercio di vicinato, fornire più servizi e non dimenticare iniziative promozionali comuni. Per Renato Borghi la figura del town centre manager potrebbe costituire un esempio pratico per molte altre zone della città e cè anche chi pensa di poter sfruttare a tal proposito larticolo 53 della Finanziaria in discussione che riconosce degli incentivi ai distretti (leggi: quartieri) a fronte del loro ruolo nella città.
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