Roma Un incontro nella sera del dì di festa, per cercare di far digerire ai sindacati una manovra quasi indigeribile e sventare in extremis lo sciopero di oggi. Un incontro informale ancorché riservatissimo, da cui poco ci si attendeva e poco ha dato dopo oltre due ore di confronto. Ognuno sarebbe rimasto sulle sue posizioni. Come logica conseguenza lo sciopero antistangata è stato confermato.
A nulla è servita l’apparente buona volontà di Mario Monti, che sabato aveva concesso ai sindacati un incontro domenicale e che ieri è appositamente tornato con il Frecciarossa da Milano. Sceso alla stazione Termini attorniato dai bodyguard, il premier ha dribblato i giornalisti, si è infilato in auto e si è diretto a Palazzo Chigi, iniziando di fatto con qualche ora di anticipo la sua settimana lavorativa. Lì si è riunito nel suo studio con il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, il suo vice all’Economia, Vittorio Grilli, e il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda. La squadra di governo ha dato una lucidatina ai pochi argomenti da dare in pasto ai sindacalisti e poi, pochi minuti dopo le 20, ha ricevuto Susanna Camusso, Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti e Giovanni Centrella, leader rispettivamente di Cgil, Cisl, Uil e Ugl. Sul tavolo, lo sciopero generale previsto per oggi (tre ore a fine turno a esclusione dei trasporti pubblici e dei servizi essenziali che protesteranno lunedì prossimo) dalle quattro sigle, unite dopo tanti anni - unico miracolo finora riuscito a Monti - in una rivendicazione: quella contro una manovra che considerano «iniqua» e «ingiusta» in particolare per quanto riguarda le nuove norme sulle pensioni e la reintroduzione dell’Ici.
Monti ha confermato alle parti sociali che «la riforma delle pensioni garantisce equità tra le generazioni» e di fronte al muso duro esibito dai sindacati ha alzato le braccia rassegnato, constatando che «lo sciopero è uno strumento della vita democratica».
Del resto Camusso e soci erano andati a Palazzo Chigi senza farsi troppe illusioni. Era stata la televisione per tutta la giornata a incaricarsi di far capire che non c’era da nutrire troppe speranze sul buon esito dell’incontro.
Dapprima la ministra Fornero, da Lucia Annunziata, a In 1/2 Ora aveva detto che «i saldi ahimé devono restare. I saldi vogliono dire soldi sottratti, questo è indubbio, è inutile che ci giriamo intorno ma questi saldi sono quelli che permettono al malato di sopravvivere». Poche ore dopo Bonanni era intervenuto al Tg3, confermando il suo pessimismo: «O l’impostazione della manovra cambia, facendo pagare i ricchi, o lo sciopero dei sindacati sarà confermato».
Incassato il fallimento della trattativa con i sindacati, Monti e la sua squadra continuano a lavorare in modo febbrile ai ritocchi del testo che oggi dovrebbe essere licenziato dalla commissione Bilancio della Camera. La manovra è «ineludibile», come l’ha definita ieri in una nota Confindustria, ma il cantiere degli aggiustamenti è sempre aperto. Ieri si è fatta strada l’idea di lasciare a chi ha rimpatriato o regolarizzato capitali o immobili attraverso lo scudo fiscale due alternative: pagare un’imposta che potrebbe essere elevata dall’1,5 al 3 per cento o sottoscrivere Btp decennali dello stesso valore del capitale scudato. Chi non dovesse aderire a nessuna delle due ipotesi potrebbe vedere svanire la garanzia dell’anonimato e ritrovarsi segnalato al fisco. A riferire l’ipotesi sul tavolo Bruno Tabacci (Terzo polo) il quale avrebbe anche proposto al Tesoro di far pagare un’imposta maggiore, «tra il 3,5 e il 5 per cento», sugli immobili scudati rispetto a quella che si dovrebbe pagare sui capitali.
Sembra ormai confermato anche l’aumento da 500 a 980 euro del tetto per i pagamenti in contanti da parte della pubblica amministrazione, misura particolarmente
cara ai pensionati. Ieri il governo, attraverso il sottosegretario per i rapporti con il Parlamento Giampaolo D’Andrea ha lasciato intendere che darà parere favorevole all’emendamento in commissione Bilancio alla Camera.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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