Maroni e il Comune divisi dalla moschea

Il ministro lumbard se ne lava le mani. Sulla eventuale nuova moschea di Milano, Roberto Maroni ieri ha ribadito che la questione «non può riguardare il ministro dell’Interno, sennò sarebbe un problema di ordine pubblico. La programmazione del territorio viene lasciata a chi governa il territorio». Leggi, il sindaco e la giunta. Non si pronuncia, salvo spiegare di essere «a favore dei luoghi di culto, purchè siano effettivamente tali. Quello che voglio contrastare è usare come luogo di culto quello che non è tale, certi centri culturali dove si fa la macellazione, si raccolgono fondi per il terrorismo. Ci deve essere una distinzione netta. Se la moschea è un luogo di culto credo sia un momento giusto di integrazione».
Non si fa attendere la replica secca del vicesindaco Riccardo De Corato: «Maroni dice che la questione moschea non lo riguarda? Ma era stato lui stesso in un vertice in prefettura del 18 settembre 2009 a dire che non ci sarà una moschea prima di un disegno di legge che sta preparando». Idea «ribadita lo scorso 4 ottobre - ricorda -, dopo che il sindaco Moratti durante la festa del Pdl ha sottolineato che a Milano non si farà una moschea fino a quando non ci saranno garanzie da parte del governo».

E attacca: «Che il ministro di smarchi periodicamente dalla vicenda ci stupisce. Da Maroni aspettiamo la legge da tempo annunciata, ha le competenze per farla e finché non sarà varata non ci sarà a Milano alcuna moschea».

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