Maroni: a Lampedusa arrivati 11.285 immigrati E Gheddafi lentamente ha la meglio sui ribelli

A guidare la "riconquista" della Libia le forze lealiste capeggiate da due figli del raìs, Saadi e Khamis. Nuovo discorso del Colonnello in tv: "I colonizzatori saranno sconfitti". E suo figlio Saif: "Tutto sarà finito in 48 ore". No-fly zone: G8 diviso, si tratta all'Onu

Maroni: a Lampedusa arrivati 11.285 immigrati 
E Gheddafi lentamente ha la meglio sui ribelli

Tripoli - Ha raggiunto quota 11.285 il numero di immigrati tunisini fuggiti dal Nord Africa e sbarcati sulle coste italiane. Lo ha riferito il ministro dell’Interno Roberto Maroni al question time. Una cifra "enorme", ha sottolineato il ministro "considerando che in tutto il 2010 sono giunti in Italia 4406 clandestini, grazie all’accordo fatto con la Libia e ora non più operativo". Maroni ha ribadito di temere che "il flusso aumenterà ulteriormente" e ha puntualizzato che gli oltre 11.00 arrivi dell’ultimo mese riguarda sostanzialmente cittadini tunisini. "Quello tunisino è il fronte più significativo", ha spiegato Maroni, "ma restano aperti anche quello con Libia e Egitto". E ha spiegato che il ministero dell’Interno sta lavorando in collaborazione con quello degli Esteri per "fermare i flussi". Il riferimento è alle "trattative in corso con le autorità di Tunisi" che Maroni crede "arriveranno presto a una soluzione positivia".

Gheddafi si riprende la Libia Gli occhi del mondo sono concentrati sul dramma del Giappone. In primis sull'incubo nucleare. E così, senza dare troppo nell’occhio, Gheddafi si sta riprendendo la Libia. Chilometro dopo chilometro l’esercito fedele al raìs schiaccia i rivoltosi. Ed è difficile, a questo punto, ipotizzare una sconfitta del Colonnello a meno che, sul campo, non subentri qualche nuova variabile: la no-fly zone o l’intervento di forze straniere a supporto degli insorti. A guidare la "riconquista" della Libia le forze lealiste capeggiate da due figli del raìs, Saadi e Khamis. La comunità internazionale non trova alcun accordo che vada oltre la generica condanna della repressione. L’ultima frase a effetto l’ha pronunciata il G8 riunito a Parigi: "Sono legittime le aspirazioni del popolo libico ad un futuro di democrazia e prosperità e quindi a volersi scegliere la propria leadership democraticamente". Poi lo scontato appello a Gheddafi a "rispettare" la richiesta del suo popolo di vedersi riconosciuti i "diritti fondamentali", la "libertà di espressione" e "un governo realmente rappresentativo". Discorsi altisonanti. Ma effetti zero. Acqua fresca per il Colonnello, che va avanti con le bombe e i cannoni. L’obiettivo è riprendersi anche Bengasi e schiacciare, una volta per tutte, la rivolta. 

Saif al-Islam: tutto finito in 48 ore Le forze lealiste sono ormai vicine a Bengasi, roccaforte degli insorti, e "nel giro di 48 ore sarà tutto finito". Lo ha assicurato Saif al-Islam, secondogenito e delfino di Gheddafi, intervistato dal network televisivo EuroNews. A proposito del dibattito in corso sull’opportunità di imporre una no fly-zone sulla Libia, il figlio del leader di Tripoli ha tagliato corto: "Le operazioni militari sono terminate. Sarà tutto finito in 48 ore. Le nostre forze sono vicine a Bengasi. Quindi - ha concluso - qualsiasi decisione fosse presa sulla no fly-zone, arriverebbe comunque troppo tardi". Poi il duro attacco al presidente francese Nicolas Sarkozy, che tra i leader occidentali è quello che preme di più per l'intervento militare: "E' un pagliaccio". 

In marcia verso Bengasi La città libica di Adjabiya, nell’est del Paese, è sotto il controllo delle forze governative: lo ha dichiarato il viceministro degli Esteri libico, Khaled Kaaim, smentendo quanto invece affermato dall’opposizione. "Vi sono ancora degli elementi che sparano contro le nostre truppe, ma siamo già oltre Adjabiya e le nostre forze si dirigono verso Bengasi", ha dichiarato Kaaim, mentre stando alla ribellione l’esercito governativo ha cercato di entrare in città ma sarebbe stato respinto.

Antiaerea in azione Le batterie antiaeree di Bengasi, roccaforte della ribellione libica, hanno aperto il fuoco ieri notte per cause ancora da accertare, quando sul cielo della città sono stati visti anche dei fuochi di artificio. Sebbene non sia inusuale l’utilizzo da parte dei libici di armi da fuoco, anche pesanti, in occasione di pubbliche manifestazioni di gioia, fino ad ora l’antiaerea di Bengasi non era mai entrata in azione; poco prima l’esercito governativo aveva annunciato un’offensiva imminente sulla città, sebbene non siano stati al momento avvistati apparecchi da caccia o da bombardamento.

Gheddafi: schiacceremo il nemico Muammar Gheddafi è "deciso a schiacciare i nemici": lo ha detto in un discorso diffuso ieri sera dalla televisione di Stato libica. "Se questa ribellione è un complotto straniero la schiacceremo, se è un complotto interno anche: i colonizzatori saranno sconfitti, la Francia sarà sconfitta, l’America sarà sconfitta, la Gran Bretagna sarà sconfitta", ha continuato Gheddafi, il quale ha concluso affermando che "il popolo libico e la libertà trionferanno. Siamo decisi a preservare l’unità del Paese anche a prezzo della vita, tutto il popolo libico è deciso a battersi per proteggere il petrolio".

Si riunisce il Consiglio di Sicurezza Onu Tornano a riunirsi i membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite per discutere sulla situazione in Libia, dopo che ieri i sostenitori di una no-fly zone hanno introdotto una bozza di risoluzione per fermare l'avanzata delle forze di Gheddafi. Il piano è stato presentato dal Libano, unico membro arabo del Consiglio, a nome della Lega araba. Quest'ultima aveva chiesto l'imposizione del controllo aereo, sostenuto anche da Francia e Regno Unito, che avevano abbozzato gli elementi di una risoluzione per la no-fly zone già la scorsa settimana.

Comunità internazionale divisa Ma mentre Parigi e Londra esortano per una rapida azione, Russia e Germania hanno espresso dubbi. L'ambasciatore del Libano all'Onu, Nawaf Salam, ha rimarcato la necessità del provvedimento, ma ha introdotto anche altre misure che la comunità internazionale dovrebbe adottare, come per esempio specifiche aree dove proteggere i civili e assicurare corridoi di passaggio. La bozza mira anche alla costituzione di un'unità di monitoraggio composta da esperti, nonché a estendere gli aiuti umanitari alla popolazione. Mentre la discussione - infinita - va avanti, Gheddafi, chilometro dopo chilometro, si riprende la Libia.

La Francia insiste per l'uso della forza Numerosi Paesi arabi sarebbero pronti a partecipare a un’operazione militare multinazionale in Libia: lo ha detto il ministro degli Esteri francese, Alain Juppè, con un messaggio on-line inserito sul proprio blog. "Soltanto la minaccia della forza può fermare Gheddafi", scrive Juppè. "È bombardando le postazioni degli oppositori, con le poche decine tra aeroplani ed elicotteri di cui in realtà dispone, che è riuscito a ribaltare la situazione. Noi possiamo, o potremmo, neutralizzare i suoi mezzi aerei attraverso bombardamenti mirati", prosegue, riprendendo un’idea del presidente Nicolas Sarkozy. "È quanto Francia e Gran Bretagna vanno proponendo da due settimane.

A due condizioni: ottenere un mandato in tal senso dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, unica fonte nel diritto internazionale per ricorrere alla forza", ribadisce il capo della diplomazia di Parigi. Ma la gran parte della comunità internazionale resta titubante. E Gheddafi avanza...

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